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Attualità

Salario minimo, approvata la legge in Germania: cosa cambia

Pubblicato da
Marco Sparta

In Germania, il Senato, ha dato il proprio benestare al salario minimo a 12 euro l’ora: cosa significa e cosa cambierà.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz (Ansa)

Prima di comprendere l’importanza di quanto accaduto in Germania è necessario fare un discorso preliminare sul salario minimo. Quest’ultimo rappresenta la soglia minima di retribuzione – oraria, giornaliera o mensile- che un lavoratore può percepire.

A livello europeo sono numerose le nazioni che hanno revisionato tale strumento e nel novero purtroppo non rientra l’Italia. Nel Bel Paese, anzi, resta un nodo caldissimo tra sostenitori e detrattori della misura. Tra chi lo sostiene come un segno di civiltà e chi invece insiste nel ritenere che con esso aumenterebbe la disoccupazione. Al di là delle divergenze politiche, tuttavia, createsi nel nostro Paese, oggi la Germania ha segnato un punto di svolta.

Germania, salario minimo a 12 euro l’ora: il Senato dà il suo sta bene

(Vittaya_25 – Adobe Stock)

Dal primo ottobre, in Germania, milioni di lavoratori riceveranno il salario minimo pari a 12 euro l’ora. La legge è stata approvata in Senato, dal Bundesrat. Oltre a rappresentare una svolta segna il primo centro del nuovo Governo che tra i suoi target aveva fissato proprio questo. Immensa la soddisfazione espressa dal neo cancelliere Olaf Scholz.

A livello europeo, come noto, è stato approvato un accordo che invita appunto i paesi membri ad adeguarsi. La decisione è stata assunta tra il 6 ed il 7 giugno dopo un processo iniziato nel 2020. Si tratta di un sistema che non vuol inserirsi a gamba tesa nei sistemi nazionali ma che sollecita i Paesi dell’Ue ad adeguarsi alle nuove esigenze sul salario minimo soprattutto per appianare le disparità del mercato del lavoro creando un livellamento.

Questa impossibilità di imporsi ma solo di consigliare nasce dalla struttura di competenze dell’Ue che non può legiferare sulle retribuzioni. Ad oggi il salario minimo esiste in ben 21 Paesi, tuttavia le differenze di remunerazione sono sostanziali. Si va dai 332 euro mensili della Bulgaria ai 2.256 del Lussemburgo. In Italia, invece, seppur previsto da numerosi contratti, il suo quantum è davvero irrisorio. Si pensi, riporta la redazione de Il Corriere della Sera, come chi lavora in una mensa scolastica del Comune di Milano, dipendente di una cooperativa, percepisca poco più di nove euro lordi all’ora.

Marco Sparta

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