Bettino Craxi, protagonista di Tangentopoli: chi era il leader socialista

Bettino Craxi: chi era il Presidente del Consiglio coinvolto nello scandalo di Tangentopoli? 

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Bettino Craxi (Getty Images)

Benedetto Craxi, alias Bettino Craxi, nacque a Milano il 24 febbraio del 1934 ma era originario di Messina. La sua famiglia era impegnata in politica: il padre Vittorio faceva parte dell’esecutivo lombardo clandestino del Partito socialista di unità proletaria.
Tramite le esperienze della figura genitoriale, Bettino si trovò sempre immerso tra gli intrighi, i confronti e gli scontri ideologici del panorama politico italiano.

Il primo movimento che vide protagonista Bettino, fu quello che lui stesso fondò all’Università: il nucleo universitario socialista. Entrò a far parte dell’organizzazione di studenti di sinistra, attiva all’interno dell’Unione nazionale universitaria.

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Pienamente coinvolto nell’attività politica universitaria, Bettino iniziò a viaggiare verso l’Europa dell’Est. Le conoscenze e i rapporti che strinse nei suoi viaggi rafforzarono le sue idee politiche e gli permisero di avviare collaborazioni che poi lo inserirono nel partito.

Mazzali, padre della pubblicità italiana e figura molto autorevole all’interno del partito nazionale gli assegnò un posto tra il ’59 e il ’60: dapprima come responsabile di zona a Sesto San Giovanni e poi come responsabile in un’area più grande che comprendeva anche Cormano, Presso e Cinisello Balsamo.

Fu all’inizio degli anni ’80 che Craxi conquistò Roma e se la tenne stretta finché non perse potere a causa delle inchieste di Mani Pulite.
Il motivo reale per cui Bettino guadagnò il suo ruolo, fu il fatto di essere riuscito a trasformare il socialismo italiano da subalterno al Partito comunista a riformista. Non ebbe mai bisogno di voti: dominava con la sua intelligenza politica. Aveva capito il bisogno dell’Italia di rinascere in fatto di cultura, idee, innovazione.
Cambiando il dna del partito socialista, si scontrò anche con chi lo considerava un traditore. Era al contempo amato e odiato, come ogni capo.
L’accusa che lo portò al crollo fu quella portata avanti dalle inchieste giuridiche più grandi che l’Italia ricordi e che avevano al centro del mirino proprio i partiti politici.

Bettino Craxi, chi era il Presidente del Consiglio stroncato da Mani Pulite

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Bettino Craxi (Getty Images)

Venne accusato di essere un ladro. Il Partito socialista cadde vittima dello scandalo delle tangenti a partire dall’arresto di uno dei suoi consoli, Mario Chiesa.
Con la rovina del PSI per mano di Antonio Di Pietro, si andò incontro alla rovina dell’intera Prima Repubblica.

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Da consigliere comunale ad assessore provinciale e poi Segretario Nazionale del PSI, il politico più carismatico della sua generazione era una figura intoccabile. Condusse una revisione del partito anche dal punto di vista ideologico e si batté nei giorni “mossi” del rapimento di Aldo Moro.
Quando nel ’78, Sandro Pertini venne eletto Presidente della Repubblica, soffiava un’aria nuova e favorevole: era la prima volta che una figura socialista acquisisse quel ruolo. Fu in quel momento che Craxi, seguendo la scia positiva, assunse il controllo del Pentapartito che comprendeva DC, PLI, PRI, PSDI e PSI. Alle elezioni del 1983 divenne Presidente del Consiglio.

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Il sogno di Craxi iniziò ad infrangersi nel 1992 con l’inizio del periodo di Tangentopoli. Bettino puntò il dito contro gli altri partiti, accusandoli di aver, come lui, sfruttato il fenomeno delle tangenti per il bene dello stato e della politica. Non si considerava colpevole, ma parte di un sistema che già andava avanti da decenni, seppur si fingeva di non vederlo.
Sfuggì agli arresti auto-esiliandosi ad Hammamet, in Tunisia, dove morì nel 2000 a causa di un arresto cardiaco, probabilmente una complicazione del diabete.

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