Assegno Unico Universale, luci ed ombre: a chi conviene e chi ci rimette

Dal 15 marzo 2022 è in pagamento la prima rata dell’Assegno Unico Universale. Ecco chi ci guadagna e chi ci rimette con la nuova misura di welfare state varata dal Governo guidato da Mario Draghi

famiglia italiana
Famiglia italiana (Foto Twitter)

Dopo anni di dibattito e di proposte finite, regolarmente, nel dimenticatoio nell’autunno del 2021 è andata in porto una delle riforme più attese del welfare state. Parliamo del varo dell’Assegno Unico Universale uno strumento, direttamente gestito dall’INPS, che sostituisce, per intero, il vecchio ANF, l’assegno per il nucleo familiare, ed al tempo stesso ingloba altri sette strumenti a favore delle famiglie.

Una riforma che è andata in vigore dal 1 gennaio 2022, momento in cui si potevano inoltrare le domande, una riforma che genera i primi effetti pratici a marzo 22 con i pagamenti. Il pagamento, ricordiamo, avviene tramite bonifico diretto da parte dell’INPS sul proprio conto corrente. Pertanto sparisce dalla busta paga la voce dedicata agli assegni familiari.

Una vera e propria rivoluzione copernicana che, unita alla riforma degli scaglioni IRPEF, di fatto modifica il reddito di milioni di cittadini italiani. Dopo il primo mese di pagamenti da parte dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale è possibile fare un bilancio su chi ci guadagna con la riforma e su chi ci rimette. Ecco il dettaglio.

Assegno Unico Universale: ecco a chi conviene

Parlamento italiano
Parlamento italiano (Foto Twitter)

Partiamo da un dato netto e chiaro, la riforma premia l’80% degli aventi diritto ed in particolare le famiglie numerose, i nuclei familiari incapienti e quelli composti da lavoratori autonomi.

Il motivo è semplice. Generando un dato certo per ogni figlio a carico si passa da una media di circa 150-200 mensili a famiglia ad almeno 340 euro. Ricordiamo che con l’ANF il “valore” di ogni figlio era in media di circa 70-80 euro valore che, ovviamente in base all’ISEE specifica, può salire fino a 175.

Il beneficio per ogni singolo figlio, rivela in un dossier appena pubblicato l’Ufficio parlamentare di bilancio, arriva fino a poco meno di 800 euro l’anno. Parliamo in questo caso di famiglie che già beneficiavano dell’ANF. Nel caso di incapienti ed autonomi il vantaggio è ancora maggiore perché va a coprire un vero e proprio vuoto generando vantaggi superiori ai 1200 euro.

L’UPB si è però preso l’onere di indicare chi invece viene penalizzato da questa scelta ed indica tre categorie. La prima è quella dei genitori non sposati. Per ottenere l’Assegno Unico Universale è necessario l’ISEE. E l’indice calcola il reddito di entrambe i genitori e non solo quello del richiedente come per l’ANF. Si alza cosi la soglia di reddito e diminuendo la cifra dell’Assegno.

La seconda categoria è quella dei genitori convinventi con altri familiari. Esempio pratico le famiglie che vivono con nonni o suoceri in casa. Anche in questo caso l’ISEE si alza dovendo tenere conto di tutti i redditi presenti in casa.

La terza categoria è quella delle famiglie che, pur avendo un reddito basso, hanno patrimoni mobiliari ed immobiliari. Anche questi, concorrendo alla formazione dell’ISEE, si modifica al ribasso il valore dell’assegno rispetto a quanto percepito con l’ANF. Ma come detto parliamo del 20% della platea in ogni caso una parte minoritaria rispetto al dato complessivo.

Dato complessivo, in termini numerici assoluti, che ad oggi riguarda 3,5 milioni di famiglie per un totale di 5,8 milioni di figli. La platea complessiva stimata è di 7,3 milioni di famiglie per un totale di 11,2 milioni di figli.

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