Carbone “nuova” fonte di energia? In Italia potrebbe tornare

Il carbone come alternativa: l’eventuale carenza di cas e un problema in una centrale francese le cause di un eventuale rispolvero del fossile

Centrale a carbone
Centrale a carbone (foto Facebook)

Riaprire le centrali a carbone potrebbe essere necessario. Forse è una lontana possibilità ma chi ha fatto questa dichiarazione non è un allarmista da bar ma a fine febbraio il capo del governo Mario Draghi in un’informativa alla Camera dei Deputati. Le cause sono legate all’eventuale carenza di approviggionamento di gas dalla Russia.

Da queste parole è passato più di un mese e il rischio per fortuna non si è concretizzato ma restano le tensioni attorno alla materia, fondamentale per l’Italia che importa per più del 40% del proprio fabbisogno.

Nel frattempo c’è stato l’intervento dell’esecutivo con vari bonus per aiutare famiglie e imprese che devono pagare salatissime bollette di luce e gas e tagliando le accise sui carburanti. Ma gli ambientalisti restano in guardia perché un ritorno al carbone, molto inquinante, sarebbe uno schiaffo alle invocate svolte green ribadite anche alla conferenza di Glasgow del 2021 dove il nostro e altri paesi sierano impegnati a non ricorrere più alla fonte fossile.

Centrale a carbone, cosa può succedere

Centrale a carbone
Foto Facebook

Dopo l’informativa di Draghi, ambientalisti e imprenditori che hanno affari nei settore delle rinnovabili hanno lanciato appelli affinché non si faccia il pericoloso passono indientro, estremamente dannoso per l’ambiente. Secondo Green.it il Ministero dello Sviluppo Economico italiano avrebbe chiesto all’Enel  di non smantellare alcune centrali a carbone: la termoelettrica di Genova Lanterna, quella di Bastardo in Umbria e la centrale a gas A2A di Chiasso.

In questo eventuale dietro-front c’entra anche la Francia. Com’è noto l’Italia dipende per l’elettricità dal paese transalpino ed era stato rivelato un problema in un rivestimento di cemento della centrale nucleare di Flamanville, in Normandia. Ciò ha causato la chiusura di  21 reattori sul totale di 48 della Francia con ripercussioni in vari paesi europei. A seguito del vertice voluto dal ministro dell’Ambiente Segolene Royal, si è deciso per una riduzione delle esportazione di energia.

Mai come ora nel nostro paese è necessario un intervento rapido e decisivo sulle energie rinnovabili per il duplice obiettivo: ottenere innanzitutto un’energia molto più pulita per la salute delle persone, flora, fauna e ambiente tutto e avere maggiore indipendenza energetica.

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