Vittima di truffa, Poste Italiane riconosciuta una responsabilità dell’azienda che dovrà ora risarcire una donna che è stata raggirata
Le truffe che navigano via internet sono purtroppo in aumento e anche il numero delle vittime. Sul digitale abbiamo tutta la nostra vita, dalle app della banche o della posta. Sempre più spesso subiamo le telefonate moleste dei call center dai quali diffidiamo.
Siamo bombardati di sms o email che ci promettono guadagni facili ma alcuni messaggi sono particolarmente dettagliati. Sfruttano le notizie del momento, ad esempio i bonus, e ci dicono che un’agevolazione è pronta per noi.
Per averla basta rilasciare i nostri dati. Oppure che qualcuno sta cercando di entrare nel nostro conto e per evitare il pericolo è necessario un (finto) dipendente della nostra banca ha bisogno del Pin per evitare il pericolo.
Non bisogna mai fidarsi di questi messaggi. Gli enti come Agenzie delle Entrate, Inps o la banca non comunicano in questo modo. Il rischio di perdere i propri risparmi è concreto ma c’è un caso particolare dove una donna, rimasta vittima della truffa, dovrà essere risarcita.
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Il fatto è stato raccontato da Confconsumatori che ha assistito la signora di Catania che è caduta nell’imbroglio. La decisione è stata presa dall’Arbitro Bancario Finanziario che ha condannato Postepay a risarcirla di quasi 9 mila euro, la cifra sottratta nel totale attraverso vari prelievi fraudolenti.
La donna sul proprio cellulare aveva ricevuto un sms che sembrava provenire dall’account “PosteInfo” che è il nome utilizzato nelle comunicazioni reali inviate da Postepay S.p.a. In questo caso si parla di sms spoofing, ossia la tecnica con la quali i malviventi si introducono nelle conversazioni originali che si aprono tra l’utente e l’istituto. Ad esempio la chat che si aggiorna ogni volta che facciamo un acquisto.
Ma perché le Poste dovranno risarcire? L’Arbitro Bancario e Finanziario Collegio di Palermo ha stabilito che Poste non ha provveduto ad adottare le giuste misure di prevenzione per evitare che la truffa andasse a buon fine.
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La base legale della decisione è il decreto legislativo n. 11/2010, modificato dal dl n. 218/2017, che impone a Banche e Poste di attuare sistemi volti ad assicurare che le credenziali di sicurezza non siano ceduti da altri dallo stesso cliente. In passato non sono mancati però i casi in cui tutta la responsabilità è caduta sulle spalle delle vittima.