Inchiesta Bonus 110%, Poste Italiane chiede il dissequestro di 39 milioni

Inchiesta Bonus 110%, la Procura di Perugia indaga sulla cessione dei crediti e anche Poste era rimasta coinvolta in buona fede

Bonus 100% Poste Italiane
Poste Italiane (foto Facebook)

Dissequestrare 39 dei 103 milioni di euro di crediti fiscali elargiti tra bonus facciate, recupero patrimonio edilizio e bonus locazioni. È questa la richiesta di Poste Italiane alla Procura della Repubblica di Perugia guidata da Raffaele Cantone dopo il provvedimento del Gip che aveva sequestrato lo scorso gennaio la cifra a una società di Umbertide che si occupa di compravendite di auto.

Qualche giorno fa Poste Italiane, che sarebbe il terzo cessionario in buona fede, aveva rinunciato ad effettuare ricordo al Riesame. L’istanza di dissequestro, avanzata dall’avvocato ed ex ministro Paola Severino, è in via di accertamento da parte dei magistrati perugini.

Ha rinunciato al riesame anche la difesa della O.B. Car intestata a un residente di Perugia di 60 anni e a un 36enne folignate che secondo la Procura hanno emesso documenti come fatture di operazioni finanziarie inesistenti come acquirente e concessionario indicando come cessioni di credito inesistenti 103 milioni di euro.

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Bonus 110%, Poste Italiane aveva acquistato crediti

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Foto Ansa

Parte di questa cifra, 39 milioni, erano stati acquisiti a Poste Italiane e ora sono congelati come stabilito dal Gip Natalia Giubilei. Oltre due della società umbra e agli intermediari che hanno creato e commercilizato ii crediti, l’inchiesta potrebbe allargarsi.

Lo stesso in cui oltre ai due umbri indagati, contiene la lista di tutti quei soggetti intermediari che hanno generato e commercializzato crediti.

I sospessi si concentrano su alcuni particolarità che possono essere anomale. Come riporta il Corriere dell’Umbria, ci sono sette persone, tutte con lo stesso cognome, residenti in un Comune nel Napoletano di 22mila abitanti con “redditi esigui” o anche sconosciuti alfisco che hanno ceduto crediti per 5 milioni e 770 mila euro.

Da qui il sospetto secondo il Gip che siano crediti fittizi, generati per lavori mai esistiti così come le fatture. Tutti crediti quindi generati per essere ceduti e ottenere detrazioni o per evaderele imposte. I due indagati hanno chiesto di essere interrogati per spiegare la propria estraneità ai fatti.

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Un probema quello della cessione dei crediti per il Bonus 110% emerso fin dai primi mesi dall’entrata in vigore dell’agevolazione. Una situazione che aveva creato la paralisi dei cantieri e che il governo il mese scorso è intervenuto ponendo un lmite alle cessioni.

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