Negozi Bio, tre errori pratici che ne hanno generato la crisi

Tra i tanti operatori commerciali entrati in crisi con la pandemia e la guerra ce ne sono alcuni, i negozi bio, che la crisi la vivono da almeno un lustro. I motivi e i tre errori di valutazione che l’hanno generata

Negozi Bio
Negozi Bio (Foto Twitter)

Lo scorso 21 febbraio l’Italia ha “festeggiato” i primi due anni della pandemia da coronavirus covid-19. Una triste ricorrenza per il Paese, che ha avuto una serie di effetti terribili. Quasi sedici milioni di cittadini contagiati, 162.000 persone decedute (dati ad aprile 2022). Per non tacere della crisi economica che ha fatto perdere al Prodotto Interno Lordo oltre il 10% del valore.

Valore che, peraltro, al momento non è stato recuperato. La crescita del 6,6% del PIL nell’anno 2021, unito alle stime per il 2022 che parlano di una salita del PIL del 2,3%, non compensano, nemmeno in parte, le perdite subite.

Tutte vicende che hanno messo a dura, durissima prova, in primis gli operatori commerciali che in gran numero hanno dovuto chiudere o sospendere l’attività.

Ma c’è un settore, quello dei Negozi Bio, che la crisi ha iniziato a viverla ben prima dell’avvento della pandemia, più o meno nel 2016. Un settore merceologico che oggi vede la coda finale di un processo di perdita di valore, forse irreversibile.

Negozi Bio, i tre errori che li hanno mandati in crisi

Coltivazione BIO
Coltivazione BIO (Foto Twitter)

Partiamo dall’enunciato. I Negozi Bio sono quei punti vendita che commercializzano i prodotti derivanti dall’agricoltura biologica. Quella che utilizza la fertilità naturale del terreno escludendo l’uso dei prodotti geneticamente modificati, i famosi OGM e quelli derivanti da processi chimici di sintesi.

I Negozi Bio hanno avuto una grande diffusione ed un grande successo da metà anni Novanta più o meno al 2010, periodo nel quale la sensibilità in materia si è diffusa. Poi qualcosa è cambiato.

Per meglio dire è cambiata la volontà da parte dei consumatori di pagare tanto di più un prodotto Bio rispetto ad un normale prodotto di supermercato. E qui è stato fatto il primo grave errore da parte degli imprenditori del Bio, quello di non lavorare a fondo per abbassare i prezzi e per mantenere intonsa la posizione di vantaggio.

A questo si è aggiunto un secondo errore di valutazione, quello di sottostimare la proliferazione dei cosiddetti Category Killers, quegli operatori commerciali che hanno invaso il mercato con punti vendita con prodotti a prezzi vantaggiosi rispetto ai simili dei supermercati tradizionali, Bio compresi.

Il terzo e definitivo errore è stato quello di non tenere legati a sém con politiche di prezzo adeguate, i fornitori di prodotti biologici. Fornitori che, lentamente, si sono spostati dai Negozi Bio ai supermercati tradizionali creando delle vere e proprie linee dedicate, Fior Fiore Coop e Amo Essere Bio di Eurospin per fare un esempio pratico.

Gli esiti in termini di incasso sono gli occhi di tutti e la sensazione è che invertire la tendenza per i supermercati ed i negozi Bio sarà davvero complicato.

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