Reddito di Libertà: cos’è, come funziona e chi ne ha diritto

Reddito di Libertà, domanda da presentare all’Inps ma viene il sussidio viene erogato dalla regioni: a chi è rivolto

Reddito di libertà
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È meno noto del Reddito di Cittadinanza perché ha una platea più ristratta di aventi diritto e riguarda chi in particolare è stato purtroppo vittima, ma ha un’utilità fondamentale.

Il Reddito di Libertà è un aiuto economico messo a disposizione delle donne vittime di violenza. È compatibile con il Reddito di Cittadinanza e con altre misure di sostegno. Anche se la domanda va presentata all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, il contributo viene erogato dalla Regione o dalla Provincia Autonoma di residenza perché i fondi sono sia statali che degli enti locali.

Il Reddito di Libertà è stato istituito per garantire e favorire l’indipendenza economica e l’avviamento di percorsi di autonomia per le donne vittime di violenza che versano in condizioni economiche difficoltose.

Reddito di Libertà, fondi divisi per Regioni

Rientra in un certo senso anche degli aiuti dopo il primo lockdown. È stato istitutito con il Decreto Legge 19 maggio 2020 (il cosiddetto Decreto Rilancio, poi convertito nella Legge 17 luglio 2020, n. 77).

L’importo massimo che si può ottenere è di 400 euro su base mensile per massimo un anno. Nel messaggio Inps numero 4132 del 24 novembre 2021 sono riportate tutte le regole per l’erogazione. È riconosciuto per garantire alle donne vittime di violenza e in difficoltà economica: autonomia abitativa; percorso scolastico e formativo per i figli minori;
riottenere un’autonomia personale dopo gli episodi di violenza.

Il Reddito di Libertà può essere richiesto dalle donne vittime di violenza, sole o con figli minori a carico, già seguite dai centri anti violenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali locali.

Per ottenerlo bisogna essere italiane o comunitarie oppure, in caso di cittadine di Stato extracomunitario, avere un regolare permesso di soggiorno.

La coNdizione della donna che vuole presentare la domanda deve essere dichiarata e certificata dal servizio sociale professionale di riferimento territoriale che sta seguendo la persona.

I fondi sono suddivisi per regioni in base al numero di abitanti come segue: Piemonte 198.537 euro; Valle d’Aosta 6.014 euro; Liguria 68.298 euro; Lombardia 491.595 euro; Provincia autonoma Bolzano 30.090 euro; Provincia autonoma di Trento 28.318 euro; Veneto 238.055 euro; Friuli Venezia Giulia 54.112 euro; Emilia Romagna 205.528;  Toscana 170.477 euro; Umbria 39.626 euro; Marche 71.026 euro; Lazio 277.928 euro; Abruzzo 61.726 euro; Molise 14.175 euro; Campania 345.087 euro; Puglia 220.895 euro; Basilicata 28.243 euro; Calabria 102.640 euro; Sicilia 274.320 euro; Sardegna 73.313 euro.

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