Eredità, c’è una legge che salva chi è fuori dal testamento

Un defunto, lo si sa, potrebbe aver escluso uno o più congiunti dal lasciato. Tuttavia, il Codice Civile tutela alcuni parenti in particolare.

eredità testamento
Testamento (Pexels)

Il momento in cui una famiglia riceve l’eredità, naturalmente, presuppone la dipartita di una persona amata.

Una situazione sempre e comunque difficile per ogni nucleo familiare e che, pertanto, ci si augura che possa verificarsi il più lontano possibile nel tempo.

Purtroppo, però, questa condizione, già decisamente drammatica in sé, spesso causa degli screzi e dei litigi in determinati contesti. Ciò, è facile intuirlo, soprattutto se i rapporti tra i consanguinei non sono, a prescindere, dei migliori.

A tal proposito, secondo uno studio effettuato, pare proprio che siano numerosi i casi di forti diverbi in relazione all’eredità. Tuttavia, a dirla tutta, è giustappunto la legge che viene incontro agli interessati anche in un triste frangente del genere.

In effetti, è ovvio che un defunto, prima di morire, abbia avuto il sacrosanto diritto di decidere in prima persona a chi lasciare i propri beni, sia quelli a livello monetario che di varia oggettistica.

Questo è poco, ma sicuro. Comunque sia, per l’esattezza, in realtà, alcuni eredi in particolare non possono però essere completamente esclusi dal testamento. Ci stiamo riferendo, per l’appunto, a un concetto specifico che viene denominato con i termini di quota legittima.

La quota legittima

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Prendiamo, per esempio, il caso in cui, a causa di alcuni dissapori più o meno gravi, un defunto abbia deciso di negare i propri averi a qualche parente stretto.

Beninteso, non si tratta di una circostanza rara, anzi, al contrario. Proprio per questa ragione, i legislatori preposti hanno deciso di tutelare i congiunti prossimi, anche qualora peraltro avvenga una successione senza alcun testamento.

Ecco perché, allora, anche se, per qualche motivo, alcuni parenti stretti non rientrino nel lascito dell’estinto, secondo il Codice Civile, hanno comunque diritto a ricevere qualcosa.

Per la precisione, dunque, si tratta del coniuge, dei figli e dei genitori. Anche un convivente, peraltro, potrà beneficiarne, ma soltanto se esiste un contratto di convivenza sottoscritto.

Anche se, è bene sottolinearlo, la quota legittima non spetta in nessun modo nel caso sia sopraggiunto il divorzio con il partner che è venuto a mancare. E specifichiamo che i genitori possono rientrare solo a patto che il defunto non abbia avuto figli.

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