Riforma fiscale, stop aumento stipendi

La riforma fiscale è approvata dal Consiglio dei Ministri ma i sindacati denunciano che le buste paghe dei lavoratori saranno più leggere

riforma fiscale
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Dal governo arriva il via libera alla riforma fiscale. Il capo dell’esecutivo Giorgia Meloni ha affermato che si tratta di una vera e propria svolta per l’Italia. “È una riforma epocale, strutturale e organica”, ha detto sui social. “Una rivoluzione attesa da 50 anni con importanti novità a favore di cittadini, famiglie e imprese”.

La novità principale è la riforma dell’Irpef. Quando la nuova legge entrerà ufficialmente in vigore, le aliquote saranno tre e non più quattro come le aveva disegnate il governo Draghi (che ne aveva già eliminata una).

Riforma fiscale, i sindacati contro: vantaggio per i ricchi

Ciò che più interessa ai cittadini di fascia media economicamente, sono ovviamente le tasse, quanto andranno a pagare. Nelle discussioni di queste settimane da più parti si era levata la voce che il nuovo sistema sarebbe andato a favore di tutti, ma i sindacati non sono della stessa opinione.

Prima che il testo arrivasse in Consiglio dei Ministri, le parti sociali si sono confrontate con il governo e hanno espresso il proprio dissenso sia per il metodo quanto per il merito adottato dal governo.

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Il punto di maggiore critica per i sindacati è proprio la revisione delle aliquote Irpef. Nei fatti a cambiare saranno le detrazioni ed è probabile che ci sarà anche l’addio al trattamento integrativo (il cosiddetto bonus Renzi). Un maggiore vantaggio, dicono i rappresentanti dei lavoratori, lo avranno i redditi più alti

In base a cosa nasce questo convincimento? Vediamo qual è la differenza tra gli scaglioni Irpef. Come detto, precedentemente erano quattro: aliquota al 23% per i redditi fino a 15mila euro, 25% per quelli tra 15 e 28mila euro, del 35% per chi è tra i 28mila e i 50mila e infine del 43% per chi supera i 50mila.

Aliquota unificata

Ora ad essere modificata è l’aliquota centrale. Resta infatti immutato il primo scaglione (fino a 15mila euro al 23% d’imposta) e quella oltre i 50mila al 43%. Il secondo scaglione, al 25% da 15mila a 28mila euro, e il terzo da 28mila a 50mila euro con aliquota del 35%, vengono ora accorpati in una sola fascia al 27%.

È dunque chiaro che chi prima pagava il 35% ora avrà il beneficio di un’imposta del 27% mentre chi era al 25%, salirà alla stessa percentuale. Insomma, per fare un esempio concreto, c’è un’equiparazione dei redditi da 15mila a 50mila euro. Chi ha parlato di aumento di stipendi è dunque fuoristrada.

No alla flax tax

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All’incontro con il governo ha preso parte Gianna Fracassi, vice segretaria generale (il segretario generale Maurizio Landini era impegnato a Rimini al congresso), ha dichiarato che la riforma” va a favorire i redditi alti e altissimi” e si è scagliata contro anche sulla flat tax. È la tassa uguale per tutti, obiettivo che il governo vuole aggiungere entro la fine della legislatura.

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