Commercio, la grande catena di distribuzione fa shopping nella Metropoli

Rivoluzione in arrivo nel commercio della Capitale, una delle principali catene di distribuzione, la Coop, cede 54 punti vendita al Gruppo Toscano

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Gruppo Tigre (Foto Twitter – bonificobancario.it)

Il marchio Coop si sta preparando ad abbandonare, quasi definitivamente, una delle principali metropoli italiane. Dal prossimo mese infatti, se l’accordo seguirà la strada sperata dal marchio che acquista, rimarranno solo sette gli Store a marchio in tutti il territorio romano.

Il 22 marzo scorso, infatti, la società di distribuzione con sede a Guidonia Montecelio ha comunicato che il marchio toscano Tigre sarà il nuovo proprietario di 54 punti vendita della catena Coop sul territorio metropolitano. E come naturale che sia, partono già i dubbi tra i lavoratori a contratto.

In caso di cambio marchio infatti, il nuovo proprietario non ha l’obbligo di mantenere le precedenti funzioni e gli accordi pregressi. Non sono garantiti pertanto né i contratti né tanto meno i salari concordati. Da metà aprile, quindi, circa 800 posti di lavoro saranno potenzialmente a rischio. Ed i sindacati si dicono giustamente preoccupati.

Il Gruppo Tigre rileva 54 punti vendita Coop

La catena Toscana del Gruppo Tigre consoliderà e di molto la sua presenza nel territorio della Regione Lazio. Con questa acquisizione, infatti, toccherà la quota 100 esercizi aperti e funzionanti nel territorio. Ma come mai la Coop vende? La scelta è una conseguenza delle perdite riscontrate nell’ultimo biennio.

Nel 2021 le perdite di esercizio sono state di oltre 21 milioni di euro. Quasi naturale rivolgersi al mercato, ma rivolgersi al mercato ha conseguenze dirette soprattutto sui lavoratori. I sindacati stanno cercando di ottenere per i loro assistiti i migliori accorsi possibili.  Ma per il momento si naviga nel buio con l’amare sensazione che gli svantaggi possano essere nettamente superiori ai vantaggi.

Tra questi oltre al mantenimento del posto di lavoro i possibili aumenti in busta paga inferiori alle attese e la possibilità di ricollocare parte della forza lavoro in punti vendita diversi da quelli dove operano al momento. Con tutte le difficoltà del caso. E questo potrebbe significare trasferimento in un altro comune ma anche in un’altra regione.

Situazione che potrebbe spingere molti lavoratori al licenziamento volontario. In sostanza si apre un nuovo fronte nel già complicato tessuto economico di Roma, la città dove il Gruppo Tigre sta per investire. Il futuro è tutto da scrivere

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