Taglio del cuneo fiscale, di quanto salgono le pensioni INPS

Il Governo guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha varato il taglio del cuneo fiscale, ecco gli effetti sulle pensioni

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Pensioni taglio cuneo fiscale (Foto Twitter – bonificobancario.it)

Arriva il taglio del cuneo fiscale, ma restano ferme le pensioni. Si potrebbe sintetizzare cosi, in poche semplici battute l’effetto sugli assegni di quiescenza del provvedimento varato il 1 maggio dal Governo guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ma è davvero così?

Diamo una veloce occhiata ai dettagli, per capire come funzionerà questo da un punto di vista previdenziale. Il taglio del cuneo fiscale verrà notato direttamente in busta paga, ma come già detto, non nei cedolini delle pensioni. Busta paga sia dei dipendenti pubblici, che di quelli privati. Non influirà sul montante contributivo riguardante i lavoratori interessati dal classico sgravio fiscale.

Questo perché, venendo dall’INPS, nel caso in cui il lavoratore subisse una trattenuta inferiore, questo potrebbe poi ritrovarsi, alla fine dei conti, con meno versamenti. Meno versamenti corrispondono poi a meno soldi, su cui calcolare successivamente la pensione fatturata.

Pensioni, cosa cambia con il taglio del cuneo fiscale

Questo però non salva da tutto, ci sono infatti altre conseguenze fiscali da tenere in forte considerazione, quando si riflette su questo argomento specifico. In Italia, ad esempio, vi è uno dei pesi del cuneo fiscale, più alto di tutti i paesi OCSE. La sua riduzione, ricordiamo sempre, temporanea, renderà, per il breve periodo in cui rimarrà attivo, gli stipendi degli italiani, più alti.

Più soldi, anche se di poco, in busta paga. Senza poi intaccare il montante contributivo. Il taglio finanziato dal governo, ricordiamo, preserva l’aliquota di computo. Ovvero l’aliquota delle prestazioni pensionistiche. Questa, in poche parole, è la percentuale da applicare alle varie retribuzioni imponibili annue. Necessaria a calcolare il montante contributivo, col fine ultimo poi di rivalutare il tutto, ai fini della pensione.

Questa, e i versamenti portati negli anni nelle casse dell’INPS, è necessario per mettere quelli che in parole povere, saranno i soldi che il lavoratore prenderà di pensione. C’è sempre infatti da ricordare che con la Legge Fornero, l’età di pensionamento è prevista a 67 anni per vecchiaia, ma se non si riesce a mettere da parte una cifra dignitosa, il rischio diventa quello di continuare fino ai 70

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