Condominio: cosa succede se il cane abbia di continuo

Se il cane di uno dei residenti in un condominio abbaia nelle ore previste per il riposo cosa accade? Ecco cosa prevede la legge italiana.

I residenti di un condominio sono ben consapevoli delle regole da rispettare al suo interno in modo da non infastidire o creare problemi agli altri condomini. Una delle problematiche più frequenti tra gli inquilini è quella legata al rumore.

Cane abbaia condominio legge
Cane (Foto da Canva) – Bonificobancario.it

Tra i motivi che possono creare questo disturbo, i cani dei condomini che abbaiano durante il giorno o la notte. Per tali situazioni, è prevista una norma o c’è un modo per tutelarsi? Vediamo cosa dice la legge in merito.

Cane abbaia in condominio, cosa prevede la legge italiana

È possibile che in un condominio vi sia uno degli inquilini che ha deciso di adottare un amico a quattro zampe e, purtroppo, quest’ultimo potrebbe abbaiare durante la notte o durante le ore pomeridiane previste per il riposo.

Condominio regolamento cane
Palazzo (Foto da Canva) – Bonificobancario.it

C’è un modo per poter rimediare a questo tipo di situazione? Innanzitutto, bisogna precisare che molti condomini stabiliscono un proprio regolamento in sede di assemblea che stabilisce i comportamenti da tenere per i vari residenti anche per quanto riguarda gli spazi comuni. Di solito, relativamente agli orari in cui bisogna fare silenzio e non disturbare gli altri condomini, le fasce orarie vanno dalle 23:00 alle 8:00 e dalle 13:00 alle 16:00, ma possono ovviamente variare da condominio a condominio.

A disciplinare i rumori provenienti da un’abitazione anche l’art. 844 del codice civile che stabilisce come non si possano produrre rumori superiori alle soglie di tollerabilità. Queste secondo la giurisprudenza sarebbero fissate a 3 decibel.

Tenendo conto di quanto spiegato, dunque, se il cane del condomino dovesse abbaiare costantemente disturbando i vicini di casa anche nelle fasce orarie previste per il riposo, questi possono rivolgersi all’amministratore o ad un tribunale chiedendo un risarcimento. Nel secondo caso, sarà il giudice a valutare la situazione stabilendo se si siano superate le soglie di tollerabilità.

Il proprietario potrebbe anche essere accusato, secondo quanto stabilito dall’art. 659 del codice penale, di disturbo della quiete pubblica e punito con l’arresto fino a tre mesi o con un’ammenda fino a 309 euro.

Impostazioni privacy