Benzina, l’indagine dell’Antitrust fa tremare le grandi aziende

L’oscillazione troppo marcata del prezzo della benzina alla pompa fa scattare un’indagine dell’Antitrust. Ecco cosa sta succedendo

Nelle ultime settimane si è registrato un aumento importante, per certi versi assurdo e ingiustificato visto l’andamento del prezzo del petrolio dei prezzi della benzina. E il tutto anche se i prezzi pagati dai fornitori sono tornati stabili da mesi. L’Antitrust inizia ad avere dei sospetti, partono le indagini sui principali distributori italiani di benzina. A seguire tutti i dettagli e le curiosità.

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Indagine Antitrust benzina (Foto Canva – bonificobancario.it 2023072

Ad aprire le danze le ispezioni presso le big del settore, Eni, Ip, Esso, Iplom, Q8, Saras e Tamoil. In seguito ad un’importante segnalazione da parte di un whistleblower, l’ AgCm l’Autorità Garante della Concorrenza e del Libero Mercato, ha fatto partire un’istruttoria proprio a spese dei fornitori di carburante precedentemente nominati. La teoria è che sia avvenuta un’intesa restrittiva della concorrenza su tutta la vendita dei carburanti destinati agli autoveicoli alimentati a diesel e benzina.

Pompe di benzina, scatta l’indagine dell’Antitrust

Secondo l’accusa quindi, e in parole povere, i principali fornitori ed operatori petroliferi, si sarebbero presumibilmente accordati sui prezzi e costi riguardanti le componenti bio necessarie alla produzione dei carburanti in utilizzo per i motori circolanti sul territorio. Una sorta di prezzo di cartello, volto a facilitare le loro entrate.  La legge stabilisce che tutti i carburanti, debbano avere al loro interno, almeno un 10% di componente bio.

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Indagine Antitrust benzina: soldi in auto – (Foto Canva – bonificobancario.it)

I valori di questa componente, negli ultimi anni, come tutto il resto, hanno subito un vertiginoso aumento. Si è infatti passati dai 20€/mc dell’annualità del 2019, fino ai 60€/mc corrispondenti ai prezzi di questo periodo. Questi numeri vedono poi un relativo impatto sulle pompe di benzina, corrispondente a circa 2 miliardi di euro. Non si parla quindi non numeri su cui si può sorvolare. L’Agcm fa una contestazione chiara e diretta. Accusa gli operatori petroliferi di aver aumentato i prezzi, in grande parte contemporaneamente.

Il che lascia presumere che sia avvenuto in segreto uno scambio di informazioni tra tutte le imprese interessate.  L’Autorità ad oggi sta regolarmente ispezionando i numeri delle principali aziende coinvolte con la speranza di trovare elementi utili alla prosecuzione dell’istruttoria, il tutto ovviamente con l’ausilio del Nucleo Speciale antitrust della Guardia di Finanza. Sulla “Staffetta Quotidiana” vengono regolarmente pubblicati i dati resi noti, necessari alla comprensione del pubblico sull’argomento.

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