Riforma del Fisco, un codicillo nasconde un grande regalo agli evasori

Il Governo Meloni, tramite delega, ha varato la riforma del fisco, una riforma attesa quasi mezzo secolo. Ci sono molte luci ma anche ombre

Regalo agli evasori fiscali a spese della non felicissima guardia di finanza che, pur avendo ragione una volta sue quattro, non potrà più tornare all’attacco. E’ quanto emerge da una prima lettura della Riforma del Fisco varata dal Governo guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Scopriamo insieme, perché e le motivazioni che hanno portato a compiere questa particolare scelta.

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Riforma del Fisco (Foto Twitter – bonificobancario.it)

C’era una volta una Delega Fiscale. Questa, nel suo passaggio al Senato, è iniziata a cambiare nella sostanza. Molte opzioni sono state portate in appello, una tra tutte ha però catturato l’occhio attento della maggioranza. Il desiderio di effettuare meno processi per poter concentrare le forze su quelli in corso. Ed annessa, una velata accusa, nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Ovvero il non essere imparziali nella gestione dei contenziosi. L’attacco a quest’ultima, arriva direttamente da Fratelli d’Italia, il partito del Premier Meloni.

Riforma del Fisco, il rischio regalo agli evasori

Accusano l’Agenzia delle Entrata, essenzialmente, di non essere efficace nella riscossione. In pratica, Fratelli d’Italia afferma di aver riscontrato una sorta di accanimento sui processi, nei confronti di chi non riesce a pagare le tasse, ma al tempo stesso una sorta di lassismo verso l’evasione a grandi numeri. Anche su quelli persi, sia nel primo che nel secondo grado di giudizio. Ad oggi, chi evade il fisco, ha la possibilità ricordiamo, di sanare i propri debiti entro e non oltre, 60 giorni dal ricevimento della notifica di accertamento.

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Riforma del Fisco: Governo Meloni (Foto Twitter – bonificobancario.it)

In più va anche detto che, ad attivare il contenzioso, non è certo l’Agenzia delle Entrate. Bensì il contribuente stesso che si mette nella posizione di contestare i suoi doveri nei confronti del fisco. Al momento si passa alla Corte di Giustizia Tributaria di primo e secondo grado, solo dopo questo passaggio. Nei casi di sentenza di secondo grado, si può poi ricorrere In Cassazione.

Nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate perdesse, non potrebbe quindi ritentare un nuovo giudizio. Fermare il contenzioso direttamente al primo grado di giudizio. Il ricorso in appello e In Cassazione, in una grandissima percentuale di casi, è stato vitale per la vincita dell’Agenzia delle entrate. Togliere quindi questa possibilità risulterà quindi essere solo un vantaggio per l’evasione fiscale. Sarà la scelta giusta? Ai posteri l’ardua sentenza

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