Aumento in busta paga, ma è riservato a queste categorie: la tua rientra nella lista?

Meno tasse e aumento in busta paga: martedì sera, durante una riunione a Palazzo Chigi, il governo Draghi ha messo nero su bianco gli obiettivi previsti per il 2022. 

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Mario Draghi (Pixabay)

Il governo sta lavorando per le novità previste per il 2022: l’obiettivo è far pagare meno tasse agli italiani e avere aumenti delle buste paga.
Questo è quello che prevede la manovra economica pianificata da Mario Draghi durante una riunione che si è tenuta lo scorso martedì sera a Palazzo Chigi.

Il governo ha stanziato ben 8 miliardi di euro al fine di ridurre le imposte. Gran parte di questo importo è destinato al taglio del cuneo fiscale, vale a dire la differenza tra quello che i lavoratori percepiscono realmente e quello che è riportato in busta paga.
Il governo sta pianificando il passaggio ad un nuovo modello che subentri senza complicazioni a quello vecchio.

Ad oggi in Italia, il cuneo fiscale è tra i più alti al mondo e questo scoraggia il dipendente.
Ecco come, nel dettaglio, verranno investiti questi 8 miliardi di euro.

Meno tasse e aumento in busta paga: questo è quello che sta studiando il governo Draghi con la manovra economica prevista per il 2022

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Mario Draghi (Getty Images)

Probabilmente il governo continuerà la sua azione sui “trattamenti integrativi” oggi presenti nelle buste paga dei dipendenti con reddito inferiore a 40 mila euro. Lo scopo è quello di ampliare il più possibile la platea per favorire i ceti medi, aggravati da un’aliquota del 38%.
Parliamo di un 11% in più rispetto alla media compresa tra i 15 e i 28mila euro.

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Aumentando il bonus da 100 a 120€ e innalzando l’integrazione economica fino a 55mila euro di reddito, ne gioverebbero principalmente le fasce oltre i 40mila euro, ritrovandosi con un aumento netto in busta paga di 1056 euro.
Per quanto riguarda le altre fasce di reddito, l’aumento dovrebbe contare 240 euro in più.

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Poi, dal 2022 dovrebbero essere eliminati i contributi alla Cassa Unica Assegni familiari, che costerebbe 2 miliardi e porterebbe vantaggio a famiglie e imprese.

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