Carta Postepay usata per pagare la droga, scattano gli arresti

Carta Postepay usata per pagare la droga con il carcere che era diventato una vera e propria piazza di spaccio

Carta Postepey droga
Getty Images

I pagamenti digitali non servono solo per tracciare i soldi e combattere l’evasione fiscale. Com’è emerso da una recente indagine, sono stati usati anche per pagare la droga, cocaina e marijuana. I fatti sono ricostruiti nell’ordinanza di custodia cautelare che porta la firma del gip del Tribunale di Taranto Giovanni Caroli. Gli arrestati sono persone già note alle forze dell’ordine. In tutto sono nove le persone coinvolte: per sei indagati la misura è il carcere, per tre gli arresti domiciliari.

Lo spaccio di stupefacenti avveniva nel carcere Magli di Taranto, considerato un vero e proprio centro della droga con varie complicità per far entrare le sostanze proibite. Il provvedimento retrittivo ha toccato anche un poliziotto della penitenziaria che nelle carte è stato definito un “cavallo di Troia”.

Tarantobuonasera.it riporta la ricostruzione fatta dalle forze dell’ordine. Un ruolo fondamentale lo avrebbe avuto Francesco Soloperto che agli ordini del padre ora in galera, Angelo, garantiva gli approvvigionamenti delle droghe richieste.

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Carta Postepay per accreditare la droga: fondamentali le intercettazioni telefoniche

Carta Postepey droga
Screen Instagram

Per comunicare dal carcere verso l’esterno erano stati introdotti telefonini camuffati in barattoli di crema e cibo in scatola che i familiari davano a parenti nella casa circondariale. Fondamentali per le indagini le intercettazioni avvenute tra padre e figlio dove si usava un linguaggio allusivo e nomi in codici per far riferimento alla droga e giudicare il tipo di qualità.

Ma l’aspetto pià singolare della questione è il metodo di pagamento. I due nelle telefonate si assicuravano che prima che la droga venisse spacciata fossero arrivati i soldi. Amici e familiari dei detenuti, non solo dal Tarantino ma anche da altre città italiane, provvedevano ad accreditare centinaia di euro su una carta Postepey. “Pagamento per l’avvocato” era la dicitura della causale.

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Nel carcere non si spacciava solo la droga ma si utilizzavano anche i cellulari per le videochiamate con schede intestate a persone ignare che dopo la convocazione della polizia hanno provveduto a sporgere denuncia.

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