L’energia e i soldi che prende lo Stato. Qualcosa non torna

L’energia e il suo prezzo. Con il nuovo decreto sembrano essere i gestori a dover pagare la differenza allo Stato causa degli extra-profitti.

Gli extra-profitti dell'energia
Energia rinnovabile (Foto da Pixabay)

Lo scorso 27 gennaio il governo ha approvato il Decreto Sostegni Ter. L’obiettivo di tale decreto era quello di fornire misure urgenti in materia appunto di sostegno. Il sostegno era previsto per le imprese e per gli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali. Una misura resasi necessaria dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia.

Il Decreto Sostegni Ter doveva servire anche per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico eppure ci sono degli aspetti che risultano essere controversi. Negli ultimi tempi è stato fatto notare quanto in particolar modo l’articolo 16, che introduce un meccanismo di compensazione sul prezzo dell’energia, abbia portato degli inaspettati aspetti negativi.

L’articolo 16 mirava a introdurre per il nuovo anno 2022 un meccanismo che avrebbe compensato il prezzo dell’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici incentivati. Non solo, il meccanismo avrebbe influito anche sugli impianti di altro tipo di energia rinnovabile, che però non incassano incentivi, come quelli solari, idroelettrici, geotermici ed eolici.

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Il caso degli extra-profitti

Gli extra-profitti dell'energia
Lampadina energia elettrica (Foto da Pixabay)

Il Decreto Sostegni Ter non è ancora stato convertito in legge e per farlo ci sarà tempo fino alla fine di marzo. Ma per allora c’è chi già si aspetta dei cambiamenti. Infatti si pensa che ci sia qualcosa di incongruente per quanto alcune regole, specie quella che riguarda la tassazione degli extra-profitti.

A quanto pare ad essere tassate sono anche le società che non fanno extra-profitti.  Secondo le nuove regole che sono state stabilite il Gestore dei Servizi elettrici (Gse) dovrà provvedere a calcolare la differenza tra i prezzi dell’elettricità nel mercato attuale e quelli medi a cui ogni gestore ha venduto i propri servizi da quando ha avviato l’impianto fino alla fine del 2021.

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Questo significa che se i prezzi attuali risulteranno inferiori rispetto alla media storica il Gestore dei Servizi elettrici verserà ad ogni singolo gestore la differenza. Nel caso in cui i prezzi imposti risulteranno maggiori rispetto alla media allora ogni gestore dovrà versare la differenza al Gse.

Considerando che il prezzo dell’elettricità si è alzato di molto alla fine del 2021 è ovvio che si verificherà più la seconda situazione che la prima. Inoltre se si valuta che negli anni passati il prezzo medio dell’energia italiana si aggirava intorno a 50 euro per Mwh e ora si riscontra a circa 180 euro è chiaro che i gestori si trovano in una certa difficoltà.

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Per evitare questa differenza di prezzo tornerebbe utile loro applicare degli sconti così da avere una differenza ridotta da dover versare. Ma si tratta di meccanismi complicati che non sempre offrono subito il vantaggio sperato. Quello che si sia augura è che governo e gestori possano trovare un equo accordo senza far pesare la differenza ai cittadini.

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