Assorbente in bagno, rabbia titolare: “Fuori il nome di chi ha ciclo”

Assorbente in bagno non cestinato in un supermercato: “Voglio il nome altrimenti le abbasso io le mutandine”: la denuncia dei sindacati

Assorbente in bagno
Foto Ansa

Una distrazione che ha scatenato la rabbia furiosa della dirigente di un noto supermercato a Pescara. Una delle dipendenti ha lasciato l’assorbente usato fuori dal cestino. Al caporeparto ha inviato un audio dicendo di volere nome e cognome della donna che ha il ciclo “altrimenti le calo io le mutandine”.

Una frase che non è piaciuta alla Filcams Cgil che nella mattinata di mercoledì ha tenuto una conferenza stampa. Secondo Lucio Cipollini, segretario regionale Filcams per Abruzzo e Molise, si tratta di una pesante violenza verbale nei confronti delle dipendente dopo che si sono rifiutate di fare il nome della donna rea di aver dimenticato l’assorbente in bagno.

Il nome richiesto non è venuto fuori. È “l’ennesimo caso di vessazioni e soprusi” che tocca ancora i dipendenti del commerci, ha detto Cipollini. Si vuole portere avanti la denuncia e oltre alle iniziative sindacali non è escluso che possa esserci una denuncia presso la Procura della Repubblica.

I lavoratori del commercio, denuncia ancora il sindacalista, soprattutto da quanto siamo entrati in pandemia, sopportano carichi di lavoro insopportabili. Sono anche costretti a subire continue vessazioni e il caso di Pescara è solo l’ultimo e forse il più sconcertante con il sindacato che è riuscito a mettere le mani sull’audio. Il fatto risalirebbe a qualche settimana fa

Assorbente in bagno, dipendenti solo 18enni: il caso di Asiago

Proprio nella giornata di mercoledì c’è stato invece un altro caso che riguarda sempre la condizione della donna a lavoro. Mentre a Pescara si denunciava l’accaduto nel supermercato, ad Asiago, nel Vicentino, un noto negozio ha esposto un cartello, un annuncio di lavoro dove si richiede una 18enne “libera da impegni familiari“.

La foto dell’annuncio pare sia stata scattata per prima da un turista. È diventata poi virale sui social scatenando un mare di polemiche.

Gli utenti del web si sono così divisi. Da una parte chi reputa inaccetabile una richiesta del genere, sostenendo che si tratta di una discriminazione per donne non più giovanissime e con figli e che hanno voglia e necessità di lavorare, dall’altra molti hanno sostenuto il contenuto dell’annuncio, dicendo che una donna lavoratrice con figli piccoli a casa, spesso è costretta ad assentarsi.

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