Airbnb lascia il Paese dopo la pandemia: brutte notizie in Cina

Airbnb dice addio alla Cina dal prossimo 30 luglio. Scopriamo i motivi

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(foto Instagram)

Airbnb è un il più noto portale online che mette in contatto persone in cerca di un alloggio o di una camera per brevi periodi con persone che dispongono di uno spazio extra da mettere in affitto generalmente privati. Nasce nel 2007 grazie ad un’idea di Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk e raggiunge il numero di 26 mila città nel 2012 raggiungendo circa 192 paesi.Le sistemazioni possono essere varie e originali tra stanze all’interno di case private, interi appartamenti, castelli e ville e addirittura barche, baite, case sugli alberi, igloo, intere isole private e molto altro.

Essendo un portale legato allo spostamento turistico delle persone è stato fortemente colpito dalla pandemia e dai conseguenti lockdown forzati e dall’improvviso stop dei viaggi in tutto il mondo. Nel 2020 quando sono crollati i flussi le cancellazioni delle prenotazioni sono arrivate a pioggia. Le città d’arte svuotate e il turismo a tutti i livelli in crisi ha impattato su ogni operatore del settore in modo rilevante. Poi è arrivata la ripresa lenta ma continua e il mercato ha ripreso a funzionare via via che si mettevano in atto le contromisure al virus. Ma non in tutti i paesi le cose sono andate migliorando con l’allentamento graduale delle restrizioni.

Airbnb lascia la Cina definitivamente: vediamo perché

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La grande muraglia (foto Instagram)

Airbnb ha deciso di chiudere i battenti nel paese asiatico da cui è partita la pandemia e dove tutt’ora si registrano continue ondate di contagi. La politica di Pechino è ed è sempre stata tolleranza zero verso il Covid 19 applicando a singhiozzo continui lockdown alla minima ripresa di contagi. Purtroppo i focolai di coronavirus non si sono interrotti nel paese dell’Impero Celeste portando di fatto il governo ha imporre continue restrizioni.

Nel settore di Airbnb sono stati ovviamente deleteri i continui blocchi sui viaggi, le chiusure di interi quartieri, palazzi completamente sigillati e città bloccate in un delirio di limitazioni delle libertà impostato dall’inflessibile politica del governo cinese.

In questa situazione poco favorevole si sono infatti susseguiti molti addii di altrettanti colossi digitali come Yahoo, Google, Linkedin o Facebook. A questi si accoda Airbnb. Purtroppo nulla sembra cambiato nel panorama cinese e le difficoltà si distribuiscono a macchia d’olio in ogni settore. La volontà di mantenere chiuse Province e centri urbani, creare zone rosse che isolano intere aree commerciali rendono sempre più complicata la presenza stabile nel paese. Sempre che si riesca ad entrarvi cosa alquanto difficile.

Sono chiare ed evidenti le ripercussioni che questa situazione ha prodotto nell’attività di affitti promossa da Airbnb con la registrazione continua di pesanti perdite finanziarie. A questo si aggiunge il fatto che le autorità cinesi non forniscono alcuna indicazione di fine restrizioni né si parla di piani di coesistenza con il virus. Tutto ciò mette fuori gioco il mercato cinese dal settore internazionale degli alloggi in affitto. Anche perché agisce in controtendenza rispetto al resto del mondo. E non resta che dire addio.

 

 

 

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