Oggi gli italiani finiscono di pagare le tasse: arriva il giorno atteso

Si avvicina il “tax freedom day” il giorno in cui gli italiani cominceranno a lavorare per sé terminando, in linea teorica, di pagare le tasse: martedì 7 giugno il giorno di liberazione fiscale.

Tax freedom day italiani finiscono pagare tasse
(caifas – Adobe Stock)

In Italia martedì 7 giugno è stato fissato il cosiddetto “tax freedom day” ossia il giorno di liberazione fiscale: da lunedì, difatti, i contribuenti finiscono in linea teorica di versare tasse e contributi allo Stato ed iniziano, dunque, a guadagnare per sé. Rispetto allo scorso anno, la data è stata anticipata di un giorno ad esattamente 157 giorni dall’inizio del 2022, inclusi sabati, domeniche e festivi. Ad effettuare le stime è stata la Cgia (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato) di Mestre.

“Tax freedom day”, gli italiani terminano di pagare le tasse: l’analisi della Cgia di Mestre

Tax freedom day italiani finiscono pagare tasse
(Ansa)

Gli italiani da martedì 7 giugno cominceranno in linea teorica a guadagnare per sé terminando di versare contributi e tasse allo Stato. Scatta, difatti, il cosiddetto “tax freedom day“, il giorno di liberazione fiscale. Si tratta di una data puramente teorica che, come specifica in una nota la Cgia di Mestre serve solo a dimostrare l’eccessivo peso fiscale che grava sui contribuenti del nostro Paese.

L’anno scorso, secondo i dati riportati nel comunicato, il peso fiscale a livello nazionale si è attestato al 43,5%: un dato sopra la media dell’Unione Europea stimata al 41,5% e che va a collocare l’Italia al sesto posto tra i 27 Paesi compongono l’Ue.

Analizzando gli anni precedenti, la Cgia ha spiegato che l’anno in cui il “tax freedom day” è arrivato prima è stato il 2005, quando la pressione fiscale era del 39% e la data per la fine delle scadenze fiscali era stata fissata al 23 maggio. L’anno in cui, invece, è arrivato maggiormente in ritardo, il 2021: giorno di liberazione fiscale all’8 giugno e peso praticamente identico a quella stimata quest’anno. La Cgia ha concluso l’analisi spiegando che sia corretto evidenziare come questo record di pressione fiscale “non è ascrivibile ad un aumento del prelievo imposto l ’anno scorso a famiglie e imprese” ma piuttosto ad una crescita del Pil in Italia che ha portato, dopo il calo del 2020, ad un aumento delle entrate.

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