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Bonus 200 euro con pensione reversibilità: cosa succede a un lavoratore dipendente

Pubblicato da
Giuseppe

Bonus 200 euro con pensione reversibilità: non mancano i casi in cui ci si trova in questa posizione. Casa prevede la regola

AnsaFoto

Come oramai è noto da circa un mese e mezzo, a luglio arrivà una boccata d’ossigeno per 31,5 milioni di italiani. Si tratta di lavoratori dipendenti pubblici e privati, pensionati, percettori della Naspi (la disoccupazione) e del Reddito di cittadinanza.

Per loro automaticamente gli accrediti mensili saranno maggiorati 200 euro per effetto del Decreto aiuti contro il caro-vita. Altra categorie dovranno presentare domanda perché il bonus non arriverà in automatico. È il caso dei collaboratori domestici.

I dipendenti privati dovranno anche presentare un’autodichiarazione al proprio datore di lavoro. Firmeranno di non ricevere il Reddito di Cittadinaza e non aver ricevuto uno stipendio oltre un limite nei primi quattro mesi del 2022.

Anche altre categorie dovranno presentare la domanda per ricevere il bonus mentre c’è ancora attesa per i titolari di Partita Iva. La legge prevede che anche per loro sarà erogato il bonus ma manca ancora il decreto attuativo interministeriale del dicastero del Lavoro e dell’Economia.

Bonus 200 euro e pensione reversibilità: il chiarimento

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Come succede in tutti i casi in cui c’è un’agevolazione, possono esserci tanti diversi casi e sorgono dei dubbi. Uno è per chi percepisce la pensione di reversibilità ed è anche un lavoratore dipendente.

Ricordiamo innanzitutto che l’agevolazione è riconosciuta per qualsiasi forma di natura previdenziale. Dunque che sia una pensione da lavoro, d’invalidità o altro.

Per chi riceve la reversibilità ma è ancora a lavoro, come funziona? Ha diritto al bonus 200 euro, ma solo una volta. Non ci sarà il doppio accredito, 200 euro per la pensione e 200 per il lavoro. Ovviamente, come per gli altri, vale il requisito che il reddito annuo non deve superare i 35mila euro.

Questo limite è calcolato considerando tutti i redditi soggetti a Irpef, al netto di contributi assistenziali e previdenziali, esclusi il Trattamento di fine rapporto.

Sarà dunque l’Inps sul cedolino di luglio a caricare i 200 euro in più. Per chi invece è pensionato ma i trattamenti non sono gestiti dall’Inps ma da altro ente, sarà il casellario centrale dei pensionati a individuare qual è l’istituto che eroga la pensione che dovrà farsi carico di pagare.

Giuseppe

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Giuseppe