Quota 103 e Bonus Maroni: c’è qualcosa che non va

Quota 103 e Bonus Maroni: l’organo parlamentare ha evidenziato che su alcuni punti molte cose vanno ancora chiarite

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Nella Legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei Ministri e discussa ora in Parlamento, è prevista Quota 103 come sistema pensionistico e il cosiddetto Bonus Maroni per chi invece non vuole lasciare ancora il lavoro.

Ci sono però tanti dubbi. Ora le norme sono analizzate dalle Commissioni di Camera e Senato prima delle discussioni in aula. Secondo i tecnici del Servizio Bilancio di Camera e Senato che hanno approfondito alcuni punti, dal loro dossier emerge che mancano “tutti i dati e gli elementi necessari a una puntuale verifica delle stime degli effetti finanziari connessi all’applicazione dell’istituto in esame”. Quali in particolare? Ad esempio, si legge, “la distribuzione per età e anzianità contributiva dei soggetti potenzialmente interessati”.

Quota 103 e Bonus Maroni, cosa è stato segnalato

In pratica è difficile fare previsioni sugli effetti finanziari. Non ci sono neanche gli “effetti correlati al Fondo di tesoreria gestito dall’Inps per l’erogazione del Tfr dei dipendenti da aziende con almeno 50 addetti”. È dunque necessario acquisire nuovi elementi per poter fare una giusta verifica.

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Riferendosi solo al Bonus Maroni, i tecnici sottolineano che non ci sono “elementi informativi necessari ad una puntuale verifica delle stime degli effetti finanziari”.

Quota 103, come si può intuire, prevede che per andare in pensione bisogna avere 62 anni d’età con 41 di contributi. Si tratta comunque di una misura provvisoria, per evitare il ritorno delle riforma Fornero il 1 gennaio prossimo. Nel 2023 si scriverà infatti una nuova riforma pensionistica.

Il Bonus Maroni, dal nome dell’ex ministro leghista da poco scomparso, prevede invece che chi ha raggiunto i requisiti della pensione può continuare a lavorare ottenendo un 10% netto in più sulla busta paga. Dal quel momento, però, non verserà più contributi che si fermeranno da quando saranno maturati i requisiti.

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Il calendario dei lavori parlamentari

Mercoledì 7 dicembre la presentazione degli emendamenti e sabato 10 dicembre, alle 11, ci sarà la dichiarazione di inammissibilità. Alle 14 scadrà il termine per eventuali ricorsi. Infine alle 19 la definitiva dichiarazione di inammissibilità.

Domenica 11 scadrà alle ore 15 il termine per gli emendamenti segnalati (massimo 450). Per tutta la settimana lavorerà sul testa la Commissione Bilancio per arrivare a voto domenica 18 dicembre. In Aula invece il testo arriverà il giorno 20.

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