Pensioni: chi ha 25 anni e versa i contributi lavorerà fino a 70 anni

Pensioni quasi irraggiungibili: lo dice il nuovo sistema di calcolo dell’Inps. È un allarme che non deve essere ignorato

Pixabay – Bonificobancario.it

Quante volte sentiamo dire che i giovani oggi mai vedranno la pensione? A differenza dei genitori ormai anziani (che hanno lavorato tra gli anni Settanta e Ottanta), le nuove generazioni stanno affrontando la precarietà, la disoccupazione e la ferocia di alcuni imprenditori.

Non mancano purtroppo casi in cui si fanno sottoscrivere ai lavoratori contratti di 4 ore al giorno ma lavorando anche più del doppio. Una condizione che va ad arricchire il datore di lavoro.

Pensioni: un miraggio per giovani?

i Chi oggi ha 25 anni e versa i contributi da un anno (situazione non molto frequente) potrebbe andare in pensione anticipata a 70 anni con almeno 46 anni e 4 mesi di contributi. In alternativa c’è pensione di vecchiaia a 70 anni e sei mesi, ma deve comunque avere almeno 20 anni di contributi e un assegno di almeno 1,5 volte il minimo.

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È una previsione che arriva da Pensami, il nuovo simulatore INPS che fornisce stime quando si andrà in pensione.
Per i trentenni, sottolinea l’Inps in una nota, la situazione è di poco migliore con la pensione di vecchiaia per un lavoratore nato nel 1990 a 70 anni con 20 anni di contributi e a riposo con quella anticipata con 45 anni di contributi versati a prescindere dall’età.

“Siamo davvero alla follia” ha detto Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori), in prima linea per evitare il ritorno della legge Fornero. Per il 2023 il governo ha previsto Quota 103 per lasciare il lavoro ma ha intenzione di realizzare una riforma oiù strutturale.

In pratica com’è attualmente la situazione chi oggi 25 anni e non inizia a lavorare immediatamente, potrebbe andare in pensione a 75 anni. Lavorerà per circa mezzo secolo e ovviamente bisognerà considerare in quali condizioni visto che sarà in età anziana.

La verità è che non si può lavorare una vita senza un dignitoso riposo“, ha detto Pacifico facendo il paragone con altri sistemi. In alcuni Paesi, ha spiegato, gli insegnanti lasciano il lavoro a 60 anni, senza che ci siano riduzioni sull’assegno pensionistico.

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“Da noi invece con l’anticipo come Opzione Donna comporta penalizzazioni anche del 30-40%”. Un’emergenza insomma, una delle tante in Italia, percepita quasi silentemente perché gli effetti, negativi e devastanti, ci saranno nei prossimi decenni. Per questo il governo deve risolvere adesso, il primo possibile, la questione lavoro.

 

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