Bonifico da record per una casalinga da parte dell’ex marito

La sentenza del giudice che impone un bonifico incredibile a favore di una casalinga da parte dell’ex marito.

Bonifico record per una casalinga – foto BonificoBancario.it

Divorziare non conviene per niente: ne sa qualcosa un uomo originario del Portogallo che ha dovuto fare i conti con una sentenza davvero spiazzante e che ha prosciugato il suo conto in banca. Avere per anni delegato le faccende domestiche alla moglie, infatti, gli è costato davvero caro.

Le autorità giudiziarie portoghesi hanno infatti imposto all’uomo un risarcimento del valore di circa 70mila euro alla sua ex moglie. Questo come compenso per tutte le faccende domestiche che la donna aveva svolto durante il loro matrimonio. Il giudice non aveva accolto in passato le richieste della donna.

Quanto chiedeva l’ex moglie casalinga al marito: cifra assurda!

Infatti, l’ex moglie e casalinga di euro chiedeva qualcosa come 250mila circa, ma per il giudice di primo grado quella ricompensa era davvero eccessiva. Fatto sta che si tratta di una cifra davvero alta e che questa sentenza – che per onor di cronaca risale oramai a un paio di anni fa – potrebbe fare giurisprudenza in tutta Europa.

Tale sentenza è peraltro ormai inappellabile ed è passata in giudicato, per cui l’uomo quei soldi ha dovuto sborsarli davvero. Poiché la donna svolgeva tutte le faccende domestiche e l’uomo ne beneficiava senza aiutarla, è stata la Corte Suprema che si è pronunciata a favore della casalinga disperata.

LEGGI ANCHE -> Riforma IRPEF: la Meloni taglia le aliquote, chi risparmierà dopo l’annuncio

Come detto la richiesta iniziale della donna è stata respinta da un altro tribunale in cui gli ex coniugi si erano fatti causa reciprocamente. Le autorità di Barcelos hanno stabilito che non aveva diritto ad alcun tipo di compenso finanziario per i decenni di duro lavoro che ha investito nel suo matrimonio.

LEGGI ANCHE -> Rottamazione delle Cartelle Esattoriali, i documenti indispensabili

Controversa senza dubbio la sentenza emessa da quel tribunale: “Poiché il lavoro speso in casa non è legalmente richiesto dall’unione di fatto, la sua prestazione come contributo all’economia comune si configura come un adempimento spontaneo di un obbligo naturale”. In Appello prima e presso la Suprema Corte poi quella sentenza è stata decisamente ribaltata.

Impostazioni privacy