Pasta e pane, prezzi alle stelle: le città più care

Pasta e pane costano molto di più da quando è scoppiata la guerra. Assoutenti ha disegnato la mappa dei prezzi

Pasta e pane
Piaxabay – Bonificobancario.it

Da un anno stiamo parlando dell’attacco della Russia all’Ucraina e degli effetti economici di essa, oltre che ovviamente delle perdite di vite umane.

Sapevamo bene già dodici mesi fa che ci sarebbero state pesanti ripercussioni sui prezzi dei prodotti di largo consumo e ora ciò continuano a farsi sentire.

Infatti la riduzione di forniture dall’Est Europa e in generale il fenomeno del rialzo in generale delle quotazioni internazionali hanno influito sul costo in particolare di tre beni alimentari: il pane, la pasta di semola di grano duro e l’olio di semi di girasole.

Pasta e pane: dove costano di più e di meno

Questi prodotti sono più interessati perché le materie prime arrivano proprio dalle zone di guerre. Assoutenti ha confrontato i listini dei prezzi al dettaglio di tutti e tre nelle principali città italiane.

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Il pane fresco è carissimo a Bolzano dove un chilo arriva a ben 6,21 euro. Venezia è a quota 5,91, Ferrara 5,89, Treviso 5,08 e Bologna 4,96 euro.

Le province più economiche sono Napoli con 2,18 euro al chilo, Benevento 2,45, Perugia 2,51, Terzi 2,73 e Siena, 2,82 euro. In pratica la differenza di prezzo tra Bolzano e Napoli è pari a ben 185%.

L’olio di semi di girasole invece costa di più a Siracusa, dove un litro arriva a 3,80 euro. Seguono Genova con 3,54, Sassari 3,44, Firenze 3,43, Cagliari e Siena con 3,33 euro.

Livorno, con 2,54 euro per ogni litro, è la provincia dove costa di meno. Economiche anche Bari (2,55), Palermo e Grosseto (2,59), Napoli (2,64) e Terni (2,67).

Per quanto riguarda invece la pasta di grano duro, a Cagliari si raggiunge il costo più alto con 2,32 euro al chilo. Seguono poi Ancona e Udine (2,23), Ravenna (2,20), Bologna (2,18) e Genova (2,16).

A Palermo c’è invece la pasta più conveniente: il costo è di 1,46 euro al chilo. Prezzo abbastanza basso anche a Siracusa e Cosenza (1,49), Messina (1,56), Catanzaro (1,58) e Reggio Calabria (1,63).

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Il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi, spiega che a pesare soprattutto sui listini al dettaglio è stato “lo stop alle importazioni di grano, mais e olio di girasole da Russia e Ucraina”. Infatti i due Paesi coinvolti nel conflitto sono i principali produttori mondiali di questi beni.

 

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