Reddito di cittadinanza: cosa spetta ora a chi ha perso il beneficio

Il reddito di cittaidinanza dice addio ad una platea di percettori. Ad agosto è sospeso per gli occupabili in attesa del nuovo sussidio

Reddito di cittadinanza, cosa succede ora (Canva)

Era un provvedimento già annunciato ampiamente nei mesi scorsi. La legge di bilancio aveva stabilito il taglio degli importi delle risorse statali del reddito di cittadinanza attraverso un ritocco ad una platea di percettori.

Reddito addio, dal 1 settembre parte il nuovo sussidio

Reddito di cittadinanza, cosa succede ora dal 1 settembre (Canva)

Si tratta dei cosiddetti occupabili, coloro che non hanno a carico minori, o disabili o persone oltre i 59 anni e che loro stessi hanno un’età compresa tra 18 e 59 anni inclusi con un valore dell’Isee familiare non superiore a euro 6.000 annui.

Gli occupabili, così come previsto dalla legge di bilancio, perdono il sussidio dopo sette mesi di percezione del 2023. Si tratta di 169.000 nuclei familiari che rappresenta la grossa fette di percettori ai quali il reddito viene sospeso ad agosto.

Infatti la legge dice che per il 2023 la percezione per gli occupabili dura sette mesi. Pertanto ci sarà chi subirà la sospensione nel corso del 2023 al compimento del settimo mese di percezione.

La fetta più grossa, però, ha ricevuto la scadenza ad agosto, la scorsa settimana, con un sms dell’Inps. Per costoro dal 1 settembre partirà il nuovo sussidio previsto dal governo Meloni.

Si chiama assegno di inclusione e prevede un sussidio di 350 al mese a coloro che parteciperanno ai corsi di formazione. In sintesi, chi ha perso il reddito da l’altro ieri deve recarsi ai centri per l’impiego indicare la propria situazione Isee e rendersi disponibile a corsi di formazione per l’inserimento nel mondo del lavoro oppure a progetti di utilità sociale.

Non è ancora chiaro se basterà la disponibilità ratificata per iscritto, come accadeva già con il reddito di cittadinanza, per ottenere il sussidio. Probabilmente sarà così anche perché la sospensione del sussidio in tal caso sarebbe poi causato dalla mancata organizzazione dei corsi di formazione e non dalla volontà del richiedente una volta firmato quello che ai tempi del reddito di cittadinanza si chiamava patto per l’inclusione.

 

 

Impostazioni privacy