A meno di un mese dalla scadenza dell’ultimo proroga si rincorrono le voci sugli orientamenti del Governo Meloni in tema di smart working
In principio era il telelavoro. Parliamo di quel meccanismo che permetteva, a particolari categorie di lavoratori, per lo più i lavoratori fragili e quelli affetti da gravi patologie di svolgere la prestazione lavorativa da casa. Il telelavoro, ovviamente, poteva essere svolto solo per specifiche mansioni di ufficio e riguardava meno del 5% della platea complessiva.
Poi è arrivata la pandemia da coronavirus covid-19 e gli italiani hanno scoperto, oltre alla paura del contagio, anche una modalità di lavoro diversa. In principio telelavoro per tutti, ovvero svolgere in casa la propria attività esattamente come fosse un ufficio. Con annesse timbrature, pause e permessi di uscita. Poi, con l’allentarsi della morsa della pandemia è entrato in campo lo smart working.
Smart Working, cosa cambia dal 1° ottobre
Smart working che, in sostanza, è svolgere la propria attività in modo smart (intelligente) tenendo conto degli obiettivi e non delle ore (fatte salve quelle di contratto) e del luogo dove il lavoro veniva svolto. Sembrava un cambio radicale. Una rivoluzione che avrebbe portato giovamento ai tempi di vita, all’ambiente e alle prestazioni che, libere dalla fatica del viaggio casa lavoro, sarebbero schizzate in alto.
Ma tutto questo non aveva tenuto conto di due fattori. Il primo, il Ministro “brontosauro” della PA del Governo Draghi, Renato Brunetta, che non aveva nessuna voglia di guidare la rivoluzione del lavoro. Il secondo, i “brontosauri” dei capi ufficio che hanno bisogno di controllare le persone invece di controllare e valutare la loro prestazioni. Si è arrivati, così, ad un lento ma inesorabile indietro tutta. Riportiamo tutti in ufficio ad intasare le strada, il traffico, le macchinette del caffè e inevitabilmente a far scendere le prestazioni. Avevano “resistito” solo i lavoratori fragili e i genitori di figli Under 14.
Ma del 1° ottobre 2023 cadranno anche loro. Come anticipato da varie fonti di stampa il Governo guidato da Giorgia Meloni non ha nessuna intenzione di prorogare lo smart working totale per queste categorie di lavoratori che cosi dal 1° ottobre torneranno in ufficio, salvo accordi individuali tutti da scrivere, per almeno tre giorni a settimane. E la rivoluzione dello smart working italiano verrà seppellita per sempre a dispetto delle scelte di grandi aziende come Tim, Banca Intesa, Goldman Sachs, Spotify e Microsoft che tengono duro sul 100% in smart e che, viste le prestazioni e i fatturati forse non hanno cosi torto.