Neo mamme e lavoro: il 77% delle donne è penalizzato

Diventare mamma oggi è difficile, specialmente se si tratta di lavoratrici. I numeri sono impressionanti: il 77% di donne è penalizzato.

donne incinte e lavoro
Le donne sono penalizzate dalla gravidanza: il dato è allarmante (Foto da Pixabay)

I numeri apparsi nel rapporto dell’Ispettorato del lavoro parlano chiaro: sono le giovani madri ad aver dovuto rinunciare al lavoro di più rispetto ai papà. Un fenomeno allarmante che fa del nostro Paese il fanalino di coda dell’Unione Europea.

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Future mamme costrette a lasciare il lavoro: i dati dell’Ispettorato

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(Gerd Altmann – Pixabay)

Con l’arrivo di un bambino o di una bambina la vita cambia, è inevitabile. Quella di avere un figlio è la gioia più grande che una persona possa provare. Eppure, in Italia sono sempre meno i giovani che intendono procreare.

Nel Belpaese, si sa, a decidere di avere un bambino sono sempre in meno. L’Italia è infatti uno dei Paesi più vecchi del mondo. Quello del calo demografico è un fenomeno ormai consolidato ma molto grave che richiede uno sforzo urgente delle istituzioni affinché si torni a procreare.

Basti pensare che secondo l’Istat nel 2021 i nuovi nati scenderanno sotto la soglia dei 400mila. Nel 2020, il terribile anno segnato dalla pandemia, si è arrivati a quota 404mila. Quest’anno però il bilancio potrebbe essere ancora più drammatico.

È un trend in atto da tempo – dichiara Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat – ma questo ulteriore calo possiamo dire che è effetto della seconda ondata della pandemia di ottobre-novembre dello scorso anno. Il sistema politico e quello economico devono muoversi per tempo, altrimenti la prospettiva per l’Italia non è solo l’invecchiamento generale della popolazione, di cui si parla tantissimo ma alla fine sembra che non sia un vera emergenza, ma anche un serio rischio per la nostra economia“.

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Tutto questo perché quando si decide di avere un bambino in Italia a essere a rischio è molto spesso il lavoro. Specialmente per le neo-mamme che nel 77% dei casi sono costrette a dimettersi. La motivazione è sempre la stessa: la difficoltà di conciliare il lavoro con la vita familiare.

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