Pensi che il tuo datore di lavoro ti stia sfruttando? Come averne certezza

Malessere sul lavoro in continuo aumento in Italia. Molte le cause, pochi i rimedi e le accortezze, ma ci sono delle tutele che non vanno ignorate.

Disagio causato da altre persone
Disagio causato da altre persone (Foto da Pixabay)

Sappiamo tutti quanto sia importante lavorare. Specie in questo periodo dove la crisi economica si fa sentire fortemente e quindi l’assenza spesso di entrate fisse o sostanziose fa desiderare ancora di più un lavoro di qualunque tipo, basta che dia un rientro, seppur minimo.

Per quanto questo risulti importante è bene ricordare che ci sono delle condizioni che non è giusto essere costretti ad accettare. La normativa prevede delle regole che devono essere rispettate per il benessere e la salute dei lavoratori. Quando sul posto di lavoro queste vengono a mancare si rischia di cadere in un vortice di malessere generale che può sfociare in vero e proprio sfruttamento sul lavoro.

Ѐ importante riconoscere tali situazioni e sapere cosa fare a riguardo, in quanto la legge tutela le aziende ma anche i lavoratori. Nel nostro Paese il malessere sul lavoro è in continuo aumento in maniera preoccupante, dato che molto spesso è difficile fermarlo. Il confine tra lavoro e sfruttamento è a volte molto sottile e complicato da individuare per chi ne è coinvolto, ma le leggi a riguardo sono molto rigorose e prevedono severe conseguenze.

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Casi e conseguenze di sfruttamento sul lavoro

Malessere interiore
Malessere interiore (Foto da Pixabay)

Si può parlare di sfruttamento sul lavoro nei casi in cui ad esempio non viene più presa in considerazione la normativa relativa agli orari di lavoro o agli incentivi relativi a questi. Quando non vengono considerati nel modo giusto i periodi di riposo o l’aspettativa obbligatoria.

Rientra in questi casi anche uno stipendio non adatto. Secondo il codice penale si considera sfruttamento sul lavoro il pagamento considerato difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro che viene svolto.

Salvo i casi in cui il fatto costituisca reato più grave, lo sfruttamento sul lavoro è punibile con la reclusione da 1 a 6 anni e con una multa variabile da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore considerato vittima di tale reato. Si considerano inoltre gli aggravanti, infatti se il reato viene commesso tramite violenze o minacce la reclusione può arrivare fino agli 8 anni e la multa aumento fino a 2.000 euro per ciascuna vittima.

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C’è inoltre un altro caso di sfruttamento sui dipendenti che è considerato un po’ più sottile e spesso difficile da percepire immediatamente. Si tratta del confine tra il lavoro e la vita privata che grazie ai social va a sparire sempre di più.

Infatti in molti casi viene richiesta una reperibilità tacita continua che non lascia più spazio. I primi sintomi sono solitamente quelli del corpo relativi a una tensione costante: affaticamento, mal di testa, dolori di stomaco, dolori articolari. Quando non si riesce più a rilassare corpo e mente e si teme di andare a lavoro è arrivato il momento di chiedere un aiuto. Le persone che crollano più facilmente e che nascondono questo stato d’animo sono quelle che si ritengono responsabili di ciò che sta loro accadendo.

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