Legge 104, congedo: è possibile cumularlo?

Legge 104, il congedo è di massimo due anni: cosa succede nel caso in cui bisogna assistere più di un familiare

Congedo legge 104
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Chi ha un familiare affetto da problemi di salute che richiedono un’assistenza quasi continua al quale sono riconosciuti benefici della Legge 104. Tra le varie, è previsto per i lavoratori pubblici e privati di assentarsi da lavoro per un periodo che non superai i due anni, secondo la legge 150/2001.

Ricordiamo che si tratta di un permesso retribuito e quindi con tanto di contributi figurativi ma ovviamente ci sono delle regole da rispettare e delle condizioni che possano consentire di usufruire della legge. La prima è la convivenza tra il lavoratore ed il familiare che bisogna assistere.

Se ad esempio ad aver bisogno di assistenza sono entrambi i genitori? Si possono chiedere per entrambi i due anni di permesso e cumularli?

La legge 151 sancisce che per ogni disabile grave al quale gli viene riconosciuta la Legge 104, chi lo assiste beneficia della 150/2001 con i due anni complessivi di congedo. Prevede anche il caso nel cui disabile fosse il figlio.

La legge però non consente ad entrambi i genitori di assentarsi dal lavoro per due anni: il congedo straordinario, di diritto per entrambi, non può superare complessivamente il periodo previsto.

Per quanto riguarda i contributi, il periodo di congedo non influisce negativamente sul trattamento pensionistico. È come se si lavorasse ordinariamente e non ci sarà alcuna penalizzazione quando giungerà il momento di presentare domanda per la pensione.

Legge 104, congedo: cosa succede al TFR

C’è un solo problema che potrebbe presentarsi e potrebbe essere nella busta paga: se dovesse superare i limiti stabiliti dall’Istituto di Previdenza, la contribuzione figurativa sarebbe inferiore a quella che verrebbe data in mancanza del congedo straordinario. Ciò potrebbe portare a una pensione un po’ più leggera.

Anche sul TFR (Trattamento di Fine Rapporto) potrebbe avere delle ripercussioni negative. L’Insp già dieci anni fa, nel messaggio numero 13013 del 17 giugno 2011, ha spiegato per la durate del permesso, mantenendo contributi e posto di lavoro non matura ratei per la liquidazione.

Ma perché avviene ciò? Può sembrare un’ingiustizia, una contraddizione perché i diritti vengono garantiti ma a metà. Il motivo è che che tali misure sono strettamente collegate al lavoro che viene realmente compiuto dal dipendente, quindi in caso di assenze la situazione cambia.

Se si utilizza il congedo bisogna ricordare che l’importo viene calcolato sulla base dell’ultima busta paga ricevuta ma ogni anno i massimali presisposti dall’Inps cambiano. Per il 2022 è di 37.341 euro annui, cioè 102,30 euro al giorno.

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