Banca condannata, i dettagli che mancavano nel contratto

Del tutto capovolta la sentenza in primo grado che aveva visto un istituto di credito avere la meglio. Ora c’è la banca condannata, il grave motivo.

Il martelletto di un giudice
Il martelletto di un giudice (Pixabay)

Banca condannata, a seguito di una sentenza del giudice, ad effettuare un indennizzo con una cifra ingenti per due suoi ex clienti. Il verdetto è arrivato dal Tribunale di Trieste e potrà fare potenzialmente scuola per altre situazioni future.

Tutto deriva da una vicenda che affonda le proprie radici tra il 2006 ed il 2007. E ci sono voluti diversi anni per raggiungere un epilogo, che si è chiuso con la banca condannata in questa vicenda a rifondere due persone. Il procedimento vero e proprio in aula però è iniziato nel 2015 e si era chiuso in primo grado nel 2019.

Cosa ha riguardato questa antipatica controversia giunta in appello? La vicenda è inerente dei contratti di investimento sui quali però mancavano del tutto, a detta del Tribunale della città giuliana, tutte le informazioni utili sul valore economico iniziale di una attività intrapresa da due a quei tempi.

Banca condannata, risarcimento più alto del danno: come mai

Inoltre la banca è stata condannata anche per non avere fornito alcuna informazione sulle probabilità eventuali in merito a questo investimento, né sul modo di potere calcolare una qualche stima. E mancavano pure dati utili relativi alle spese di commissione.

Insomma, per il giudice ci sono tutti i crismi per potere affermare che c’era stato un atteggiamento totalmente refrattario. E che non andava incontro ai bisogni dei clienti che avevano scelto questa famosa banca per compiere il loro investimento.

Subito gli sfortunati investitori hanno riscontrato una perdita per poco più di 209mila euro. Cosa che li ha spinti a citare in giudizio la banca coinvolta ed a chiedere la rescissione dei due contratti. Ora la situazione ha raggiunto finalmente la fine e la sentenza per l’istituto di credito è decisamente pesante.

Sentenza del tutto capovolta, i motivi

Dal tribunale è arrivata la condanna a pagare 238mila euro in appello, a titolo di restituzione della somma citata in precedenza. Alla quale aggiungere gli interessi nel frattempo maturati.

Difatti è emersa una mancanza grave di comunicazione capace di fornire indicazioni utili sul livello di rischio dell’investimento. A giocare a favore della parte favorita dal ribaltamento della sentenza di primo grado è anche il fatto che i due che hanno ricorso contro la banca sono stati riconosciuti come investitori qualificati, seri ed impeccabili.

Anche le commissioni implicite, con spese non comunicate ai due ex clienti della banca, hanno rappresentato un modo che permette di parlare di un danno arrecato a questi. Anche se in un primo momento la cosa non aveva costituito un motivo sufficiente per giocare contro la banca.

Ma adesso gli investitori che nel 2015 hanno citato in giudizio questo noto istituto bancario hanno avuto la meglio. Tralasciare la comunicazione di informazioni importanti in relazione alla natura di un investimento, e non comunicare tutte le spese coinvolte ad un finanziamento a carico del richiedente, costituisce una condotta non regolamentare. Da qui il ribaltamento della sentenza.

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