Italia ormai senza più grano: fai scorta di questi alimenti al più presto

Nella guerra in corso tra Russia ed Ucraina spunta un nuovo drammatico fronte, quello dell’embargo del grano. Le conseguenze per l’Italia

Grano INTERNA
Fila di persone alla Caritas (Foto Ansa)

Domenica 20 febbraio è scoppiata la guerra tra la Russia e l’Ucraina. Una guerra, fortemente, voluta del capo del Cremlino Vladimir Putin e che ad oggi ha già lasciato sul campo di battaglia quasi 50.000 vite. La drammatica contabilità avviata dalle Nazioni Unite parla di 25.000-30.000 soldati russi caduti, 12.000 soldati ucraini ed almeno 4.500 vittime civile.

Un massacro, “una inutile strage” come definì nel 1917, in maniera puntuale ed autorevole, ogni tipo di guerra, Giacomo Paolo Giovanni Battista della Chiesa meglio noto come Papa Benedetto XV.

Ma la “contabilità” della guerra è destinata, inesorabilmente, ad aumentare grazie purtroppo anche ad una serie di fronti paralleli. Quelli che vengono definiti i fronti della guerra asimmetrica.

Per guerra asimmetrica si intende il conflitto combattuto non direttamente sul campo di battaglia ma in settori alternativi come possono essere l’economia, la sicurezza internet e soprattutto l’approvvigionamento delle materie prime.

Ed è proprio su questo fronte che si sta combattendo una guerra a colpi di sanzoni ed embargo successivi che rischia di generare migliaia di vittime innocenti. Parliamo nello specifico del blocco del petrolio, con il conseguente aumento della benzina, la riduzione delle forniture di gas, oggi limitate al 50% del fabbisogno e la riduzione dell’export del grano, elemento fondamentale per l’alimentazione.

La Russia apre la guerra del grano

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E proprio sul grano in queste ore si registra un vero e proprio allarme. Due dati descrivono a pieno la situazione.

La Russia e l’Ucraina, in somma, producono il 28% del grano mondiale. La sola Ucraina è produttore della metà dei semi di girasole a livello globale ed il 20% dell’orzo e della colza.

Ridurre del 28% la disponibilità del grano, del 50% dei semi di girasole e del 20% dell’orzo e della colza significa, di fatto, ridurre in maniera drastica la disponibilità di pasta e pane. Ma anche di alimenti, magari non primari ma decisamente importanti per il ciclo alimentare, come l’olio di girasole e quello di colza, i dadi vegetali, alcuni salumi, le zuppe di orzo e via discorrendo.

Oltre a determinare altri due fattori di estrema importanza. L’aumento, clamoroso, del prezzo degli stessi prodotti e la mancanza di cibo per nazioni come Egitto, Libano, Libia e Tunisia che hanno una dipendenza totale dalle materie prime prodotte in Ucraina.

Il consiglio che ci sentiamo di dare è quello di avere una scorta di prodotto non deteriorabili come la pasta perché nelle prossime settimane il rischio concreto è quello della riduzione delle disponibilità e di un aumento spropositato del prezzo al dettaglio.

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