Crisi energetica: l’Ilva di Taranto a secco col metano

Crisi energetica, Ilva di Taranto senza forniture da parte dell’Eni con il contratto che è già scaduto da qualche settimana

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L’Ilva è la più grande acciaieria d’Italia, controllata dallo Stato. Da sola consuma il 2% del metano ma – brutta sorpresa – non ha chi glielo fornirà. Ovvio che la domanda viene spontanea: allora come potranno mai fare le famiglie italiane?

L’allarme l’ha lanciato anche l’Arera in vista dei mesi più freddi quando si passerà solitamente dai 170 milioni di metri cubi di consumo medio a 400 milioni e anche oltre. Il quotidiano Il Giornale se ne sta occupando da tempo della questione e riporta le parole di Edoardo Beltrame, esperto in energia. Una doccia, dice, può arrivare a costare 1,50 visti i folli prezzi proposti per cambiare gestore: da cinquanta centesimo per un Kwh di energia e 2,4 euro per un metro cubo standard. Tradotto: una famiglia potrebbe ricevere una bolletta da 150 euro e una del gas da 320 euro.

Crisi energetica: l’Ilva di Taranto in cerca di forniture

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In tutto ciò, Eni non vuole rinnovare il contratto di fornitura con l’Iva per l’anno 2022-2023. Ora è già scaduto lo scorso 30 settembre ma c’è una proroga fino al 30 ottobre.  L’acciaieria di Taranto avrebbe un debito di 285 milioni di euro di bollette mai pagate. Il presidente di Acciaierie d’Italia Franco Bernabè, nonché ex ad della società che gli ha chiuso i rubinetti, avesse ancora difficoltà a trovare un fornitore, l’Ilva finirebbe in “ultima istanza”.

Significa che l’acciaieria verrebbe destinata una parte importantissima degli stoccaggi riempiti al 93%. Un altro problema, tra i tanti, che il prossimo governo è chiamato a risolvere.

La riconversione potrebbe essere una soluzione? Sembra sempre più difficile con il sequestro di parte dell’impianto, produzione ai minimi storici con circa 5mila addetti in cassa integrazione.

Bernabè dice che si è a lavoro per una “diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas per tutelare la continuità produttiva”. Fare tutto le rinnovabili? Neanche questa sembra una soluzione sostenendo che il processo di transizione ecologica è stato fatto in maniera troppo frettolosa e inviata la prossima maggioranza di governo addirittura a rivedere il processo di decarbonizzazione.

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