Perché la FIAT continuerà a pagare le tasse in Lussemburgo

La Fiat e le tasse in Lussemburgo: perché la grande azienda può continuare a portare avanti l’accordo di dieci anni fa

Fiat tasse
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La Fiat ha avuto ragione e non dovrà pagare 30 milioni di euro come aveva previsto una sentenza del Tribunale Ue del 2019. Secondo la Commissione Europea un accordo risalente al 2013 con il Lussemburgo aveva consentito a Fiat Chrysler Finance Europe di aggirare le norme comunitarie sugli aiuti di Stato andando a pagare meno tasse nel Granducato. Per tale motivo Bruxelles aveva chiesto di recuperare i soldi.

I giudici europei avevano inizialmente dato ragione alla Commissione poi la sentenza della Corte di giustizia dell’Ue ha ribaltato la decisione.

Nel comunicato si legge che la Corte ha deciso di annullare la decisione della Commissione perché ha constatato che “l’analisi dell’esistenza di un vantaggio selettivo concesso alla Fiat Chrysler è errata”. Insomma, tutto regolare.

Fiat, tasse in Lussemburgo: cosa sono i ruling fiscali  

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La sentenza però non è stata accolta bene dalle istituzioni del vecchio continente. Il vicepresidente dell’Esecutivo Ue Margarethe Vestager che riveste anche il ruolo di responsabile per l’antitrust, ha commentato dicendo che è “una grossa sconfitta per l’equità fiscale”.

Proprio lei da anni porta avanti battaglie sul cosiddetto ruling fiscali, cioè accordi sottoscritti tra due soggetti, le multinazionali e Stati membri per abbassare il carico fiscale.

Un sistema che secondo il report del 2020 del Tax justice network il Lussemburgo e l’Olanda avrebbero sottratto al resto dei Paesi Ue entrate fiscali pari a 22 miliardi in appena due anni tra il 2016 e il 2017. Di questi soldi, 4 miliardi di euro sarebbero stati elusi al fisco italiano.

Ricordiamo che la Fiat aveva spostato la sede amministrativa in Olanda, con una sussidiaria, Fiat Chrysler Finance Europe, in Lussemburgo.

Ma la Vestager non si arrende e ha assicurato che la Commissione “si impegna a continuare a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire che la concorrenza leale”. Tanto è già stato fatto. Ha spiegato che molti Stati hanno incorporato le norme dell’Ocse e introdotto pratiche di ruling per affrontare le lacune e garantire una maggiore equità fiscale.

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