I dati di mezzo miliardo di utenti WhatsApp sono in vendita

Ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di fuga di dati online e stavolta gli interessati sono milioni di utenti di WhatsApp nel mondo.

Fuga dati WhatsApp milioni numeri utenti vendita
(Adobe)

Nell’era della tecnologia le tracce che lasciamo online dicono moltissimo di noi, soprattutto agli occhi degli esperti, di hacker o di associazioni tecnologiche interessate ai dati e alle informazioni degli utenti. Per questa ragione l’uso di siti web e applicazioni prevede termini e condizioni d’uso piuttosto rigidi che dovrebbero servire a tenere i nostri dati al sicuro.

Capita spesso, tuttavia, che vi siano fughe di dati online, le cui conseguenze vanno a pesare sui navigatori del web stessi. Negli ultimi giorni, ad esempio, ha fatto notizia una massiccia fuga di dati di Facebook. Oggi è nuovamente coinvolta Meta, società madre di WhatsApp, dalla quale sono stati trafugati milioni e milioni di numeri di utenti attivi su WhatsApp in tutto il mondo. Per la precisione da 84 Stati.

WhatsApp deve stringere i termini e le condizioni d’uso?

LE NOTIZIE IMPORTANTI DA NON PERDERE OGGI:

A riportare la notizia e a indagare sul fatto è stato il sito Cybernews. Che nella giornata del 16 novembre si è trovato a trattare con un noto gruppo di hacker che affermava di avere a disposizione un database di quasi 500 milioni di numeri di utenti dell’app di messaggistica istantanea.

La maggior parte dei dati, risultati attivi dopo un controllo a campione effettuato dal team di ricerca di Cybernews, proviene dagli Stati Uniti. Ma nessun utente nel mondo sembra essere al sicuro: Egitto, Italia, Francia, Regno Unito e molti altri Paesi sono coinvolti. In seguito alla comunicazione, dunque, Cybernews ha contattato Meta, che già più volte è finita nell’occhio del mirino informatico per aver permesso il trapelamento dei dati dei propri utenti.

Non è chiaro come i venditori siano entrati in possesso del database di 500 milioni di numeri telefonici né quale sia lo scopo di tale azione. Si possono ad esempio supporre scopi di marketing, phishing, impersonificazione e frode.

Il capo della sezione ricerca Cybernews ha così commentato la vicenda: “i giganti della tecnologia come Meta dovrebbero prendere tutte le precauzioni e i mezzi per salvaguardare quei dati“.

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