Moneta da 20 centesimi che vale moltissimo

Moneta da 20 centesimi che costa migliaia di euro: perché un prezzo così alto per un pezzo molto comune e diffuso

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Da quando l’euro è in circolazione abbiamo tutti molte più monete in tasca rispetto alla lira. Quelle di valore più basso, però, sono state “eliminate” quasi subito. Le piccole monetine di rame da 1 e 2 centesimi, infatti, non sono mai state particolarmente amate.

Stesso discorso per quelle da 5 centesimi, oggi usate in pochi e rari casi (gli ascensori, ad esempio). Per gli amanti dell’arte e delle collezioni numismatiche c’è un’attenzione particolare per le monete da 20 centesimi.

È incisa un’opera che appartiene a una corrente artistica e culturale ben precisa che ha influenzato il decennio precedente l’avvento del fascismo: il futurismo.

L’opera riportata sulla moneta è infatti Forme uniche di continuità nello spazio di Umberto Boccioni. Un particolare della moneta è che non trattandosi di una bimetallica come quella da 1 o 2 euro, le stelle si trovano a cornice della rappresentazione.

Ovviamente oltre alla R che indica la Zecca di Stato di Roma e alle le lettere R e I sovrapposte (“Repubblica Italiana”) in basso al centro c’è scritto M.A.C., Maria Angela Cassol, le iniziali dell’autrice.

Moneta da 20 centesimi, quanto costa

Ovviamente in questo caso non parliamo di una moneta rara, ma allora cos’ha di così speciale? Si tratta di un errore di conio. Su eBay, infatti, ci sono diversi esemplari che partono da 200 euro e arrivano a 1.850, descrivendo in modo dettagliato quali sono le anomalie.

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Ricordiamo i fattori che rendono costose le monete anche di poco valore nominale. Innanzitutto l’anno di coniazione. È importante vedere “l’età” ma questo non basta. Una moneta può anche essere più anziana di un’altra ma vale di meno perché ha avuto una tiratura maggiore.

Dunque il secondo elemento è la rarità, quanti esemplari sono stati realizzati. Importante controllare anche l’usura: un pezzo può anche essere antico e raro, ma se è molto consumato non vale nulla.

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Infine, l’ultimo elemento – che in molti casi è quello che vale di più – è l’errore di conio. Un simbolo mancante, messo in un’altra posizione o al contrario, ad esempio, può far schizzare alle stelle il valore.

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