Limite prelievi bancari gennaio 2023: se superi la soglia, è la fine

Limite prelievi bancari: il controllo dei soldi in contanti è fondamentale per evitare l’evasione fiscale e il riciclaggio

Prelievo contanti
Pixabay – Bonficobancario.it

Dal 1 gennaio 2023, come prevede la Legge di Bilancio realizzata dal governo, la soglia per l’uso dei contanti è stata portata da 2mila a 5mila euro, 4.999,99 euro per la precisione. Ciò significa che fino a questa cifra si possono pagare beni e servizi, ovviamente avendo in cambio una ricevuta fiscale.

Non bisogna però confondere con il prelievo dei contanti dal proprio conto corrente. Si sa che la compravendita con banconote è il regno dell’evasione fiscale e per tali motivi si incentiva sempre all’uso dei pagamenti elettronici.

Limite prelievi bancari: quando scattano i controlli

Prelevare una cifra dal proprio conto è perfettamente legale. Si tratta di soldi che vengono immessi nel mercato con il sospetto, però, che possano andare a aumentare il volume degli affari in nero.

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Ma esiste un limite per il prelievo? Già solo l’idea non piace a tanti. Pensano: perché devo dar conto di quanto voglio prendere dal mio salvadanaio? Ma siccome l’evasione fiscale è un grosso problema soprattutto per l’Italia – e ogni volta che circolano soldi in contanti c’è il rischio – una norma che disciplini l’uso deve esserci.

La soglia è comunque alta. Un intervento dell’Unità di informazione finanziaria (UIF) del 28 marzo 2019 pone attenzione sulle attività illecite per contrastare il riciclaggio (che va oltre l’evasione ed è ancora più grave).

Il limite di prelievo, dice il documento, è di 10mila euro al mese. A questo punto c’è poi l’autonomia degli istituti bancari. Considerando le differenze tra carte di credito e prepagate, ogni banca può proporre al proprio cliente una diversa offerta.

C’è chi pone limite di prelievo al giorno e chi al mese. Anche quando si resta all’interno dei parametri della legge, c’è comunque il controllo per attività sospette.

Verifiche anche sui versamenti

La verifica della UIF, che riguarda tutte le movimentazioni, sia in entrata che in uscita dal conto corrente, e quella da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Per fare un esempio, se un cliente ha uno stipendio di 1.200 euro e nel giro di poco tempo, per diversi giorni, vengono versate somme pari a un altro stipendio, scatta il controllo perché anche se è un’operazione lecita, c’è il dubbio che tali soldi provengano da un’attività in nero (ad esempio un secondo lavoro irregolare).

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Stesso discorso se si prelevano grosse somme: è probabile che servano per pagare qualche prestazione senza fattura, altrimenti si potrebbe procedere con un bonifico.

 

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