Reddito di Cittadinanza, perchè gli affitti diventeranno un problema

Il reddito di cittadinanza sarà abolito nel 2024. Per il 2023 sono state applicate delle tagliole per alcuni percettori

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Pixabay – Bonificobancario.it

Il reddito di cittadinanza sarà abrogato nel 2024. E’ la promessa che in campagna elettorale la leader del Governo Giorgia Meloni aveva fatto ai suoi elettori. Tuttavia, per il 2024 è attesa una nuova riforma che rinnovi la misura. Per il 2023, l’anno in corso, ci sono stati dei tagli parziali che andranno in concreto a realizzarsi durante l’anno.

Infatti, per il 2023 il reddito resterà in vigore tutto l’anno per queste categorie: Under 18, over 59 anni, oppure persone che hanno a carico minori, o disabili o over 60. Il resto, ossia coloro che sono stati definiti occupabili, dopo sette mesi di percezione nel 2023 vedranno cadere il sussidio.

Reddito di cittadinanza, difficile trovare casa

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In cambio dovrebbero ricevere assistenza formativa e per la ricerca del lavoro ma ad oggi non ci sono ancora indicazioni normative. Alla luce dell’incertezza sulla futura misura oggi per i percettori del reddito di cittadinanza diventa complicato trovare degli affitti. Infatti, ad oggi il reddito non è più una garanzia per i proprietari.

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Dinanzi alla richiesta sul reddito personale e il lavoro svolto che i proprietari fanno agli aspiranti inquilini per capirne la possibilità di dare in affitto il proprio immobile, alla risposta relativa al reddito di cittadinanza la reazione è piuttosto fredda da parte dei proprietari. Intanto il reddito di cittadinanza sarà assicurato ma solo per sette mesi nel 2023 per gli over 18 e under 60.

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Ciò vuol dire che chi percepirà il reddito da febbraio o marzo o aprile lo riceverà per sette mesi. Coloro che, invece, lo ricevono già dal 2023 o da gennaio, il termine ultimo sarà luglio 2023, ossia i primi sette mesi dell’anno. La questione dei sette mesi riguarda, però, soltanto gli occupabili. Intanto a gennaio i percettori hanno già ricevuto ricariche inferiori in diversi casi. Si tratta però non di conseguenze dei cambiamenti in corso bensì dei conguagli dell’Inps.

 

M.P.

 

 

 

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