L’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana ha anticipato il bollettino mensile evidenziando dati, decisamente, diversi da quelli governativi: soprattutto sui prestiti alle imprese. I dettagli
La settimana economica si apre con due elementi fondamentali su cui ragionare. Il primo è un tema di carattere europee ed è il prevedibile, ma sempre complesso, aumento del tasso di interesse da parte della Banca Centrale Europea. Il secondo, diretta conseguenza del primo, è un tema di carattere nazionale ed ha a che vedere con gli istituti di credito del nostro Paese. Vediamo i dettagli.
Partiamo dal primo. In settimana, come anticipato e come previsto, il presidente della BCE, la Banca Centrale Europea, Christine Lagarde ha aumentato, per la decima volta nel breve e recente ciclo economico, il tasso di interesse. Il tasso è stato alzato di 25 punti base salendo nell’accezione principale al 4,50%. Un vero e proprio record. Il motivo, ufficiale, è ridurre gli effetti dell’inflazione. Il motivo reale è legato, anche, alla grave crisi economica, anzi alla recessione che sta vivendo la Germania. Ormai considerabile, a pieno titolo, la ex Locomotiva d’Europa.
Imprese, i prestiti sempre più in basso: il motivo
Il secondo, dato, invece diretta conseguenza del primo, ma non solo è la scelta dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, di anticipare i dati del bollettino mensile. Bollettino mensile che, in genere, viene emesso il 26 del mese ma che per settembre 2023, viene anticipato addirittura al 16 del mese. Anche qui il motivo è duplice. Evidenziare gli effetti dell’aumento del tasso di interesse, e, soprattutto confutare i dati del Governo guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sugli extra profitti.
Ed è proprio su questo dato che si concentra il Bollettino di settembre di ABI. Sul fatto che i dati su cui ha agito il Governo per ridurre i profitti delle banche sono diversi da quelli comunicati. In particolare, ABI si sofferma sul fatto che la consistenza media dei conti delle imprese italiane nel mese di agosto è sceso del 5,5%. Non parliamo ovviamente di un dato assoluto su base annua ma di un dato comunque particolarmente negativo.
E che fa riflettere. Cosi come fa riflettere un dato che il tasso di interesse medio sulle nuove operazioni di credito per le imprese italiane è stato del 5,03% a fronte di tasso medio sul totale dei prestiti fermo al 4,48%. Forse i tanto sbandierati extra profitti sono un falso problema rispetto alle difficoltà legate ad inflazione e competitività del Sistema Italia