Stipendi ed euro, quanto sono diminuiti i salari con la “moneta unica”

Dal 2002 ad oggi, l’Euro avrebbe inciso in maniera altamente negativa sugli stipendi: l’Italia il Paese che ha pagato più caro lo scotto della moneta unica.

Euro
(Gerd Altmann – Pixabay)

Era il 1°gennaio 2002 quando entrò in vigore l’Euro. L’Italia abbandonava la lira con un misto di scetticismo, accompagnato però da un senso di fiducia verso il futuro. All’epoca il presidente del consiglio era Romano Prodi e fu proprio lui che caldeggio il passaggio alla moneta unica, ritenendola una vera occasione.

Da quel momento, però, i numeri e le statistiche avrebbero restituito uno scenario ben diverso. In particolar modo la deflazione salariale avrebbe raggiunto il suo massimo. Un calo drastico degli stipendi avvertito sensibilmente anche in Italia.

Stipendi, la diminuzione con l’euro: cosa è accaduto

Euro
(Getty Images)

La redazione di Investire Oggi ha effettuato un’attenta analisi sui livelli salari. Ad essere presi in considerazione quelli del 1999 (quando venne creato l’euro) e quelli del 2020. Ebbene, dal raffronto sarebbe emerso un quadro sconcertante. In Italia gli stipendi sarebbero diminuiti del 3,8%, come anche in Spagna dove si sarebbe registrato un -3,4%. Diverso il quadro di Germania e Francia, rispettivamente risollevatesi con un +15,6% ed un +15,3%.

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Tradotto significa che nel Bel Paese non solo non si sarebbe avuto il tanto sperato ed auspicato effetto positivo dell’euro, ma anzi gli stipendi sarebbero diminuiti di quasi 4 punti percentuali. La stessa situazione avrebbe vissuto la Spagna.

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Di converso Nazioni come la Germania e la Francia, avrebbero centrato il successo. Eppure nel 1999 l’Italia entrava nella corsa con salari molto più alti di quelli del Paese d’Oltralpe. Una tendenza, in sintesi, totalmente invertitasi considerato che oggi, lo Stivale fa registrare valori del ben 77% sotto la soglia della media Ocse.

Ma perché? Stando a quanto riporta Investire Oggi, Italia e Spagna nel 1999 avevano stipendi così alti non perché corredati da un’alta produttività, ma proprio perché slacciata da quest’ultima. L’inflazione che derivava da tale crash si andava a riverberare sui tassi di cambio. Con l’introduzione dell’euro questo non fu più possibile ed ecco che scarsa produttività e salari si allinearono dando origine alla monumentale deflazione.

Purtroppo, ad un quadro già precario, si è aggiunta anche la pandemia di cui a livello economico, l’Italia è il Paese che ne ha pagato maggiormente le spese. I salari del Bel Paese si sarebbero letteralmente dimezzati durante l’emergenza sanitaria. Altri Paesi, invece, non hanno subito variazioni, alcuni addirittura hanno registrato degli aumenti.

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