Vietata la caccia al tartufo in Italia: allarme epidemia di peste suina

Per impedire la diffusione della peste suina, i funzionari si sono trovati costretti a vietare la caccia al tartufo in Italia. Il mercato, già compromesso dalla pandemia, è a rischio. 

italia vietata caccia al tartufo
(Pixabay)

In Italia, purtroppo è scoppiato un focolaio di peste suina. Questo ha comportato la necessità di procedere con misure restrittive e ne consegue l’abbreviazione della stagione dei tartufi.

Per l’esattezza, nel nord-ovest del nostro Paese è stata rilevata all’inizio di quest’anno la presenza di peste suina africana.
Al fine di evitare la diffusione della malattia, altamente contagiosa e mortale per gli animali, l’Italia ha impedito alcune attività che comprendono la caccia, la raccolta dei funghi e la mountain bike, al fine di tenere lontane le persone dalle aree in cui possono entrare in contatto con i cinghiali.

Questo ha avuto una conseguenza sul mercato culinario, perché l’italiano è impossibilitato a raccogliere il preziosissimo tartufo. E’ avvenuto proprio in Piemonte il ritrovamento dell’animale infetto, laddove ogni anno ad Alba i tartufai organizzano una mostra per appassionati d’alta cucina.
La zona è molto famosa per la raccolta del fungo, che cresce sugli alberi e viene scovato da cani addestrati a riconoscerne l’odore.

Peste suina africana, in Italia è vietata la caccia al tartufo, al cinghiale e le attività di mountain bike

italia vietata caccia al tartufo
(Pixabay)

Daniele Stroppiana, commerciante e tartufaio del Piemonte, ha fatto notare che le restrizioni annunciate questa settimana dal Ministero della salute e dal Ministero dell’agricoltura, sono in vigore solamente in alcuni comuni mentre è bene estenderle all’intera regione.

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Con gennaio si conclude ufficialmente la stagione del tartufo bianco. E’ la varietà in assoluto più costosa: quest’anno è stata venduta anche a 6.000 euro al kilogrammo.
Ma il divieto danneggerà anche il mercato del tartufo nero, di minor valore, che procede fino a marzo.
Stroppiana spera che queste restrizioni non incoraggino un commercio dei tartufi con l’estero: Slovenia, Romania, Croazia ed Iran sono i Paesi che maggiormente producono il pregiato fungo. Sarebbe un danno per l’economia culinaria italiana, già colpita dal fermo dei ristoranti e del turismo a causa del Covid.
Il commerciante ha confessato che durante il lockdown si era procurato un permesso speciale per procedere con la caccia al tartufo, ma non aveva poi trovato acquirenti.

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E’ molto preoccupato riguardo la situazione presente, sebbene riconosca che sotto il punto di vista del “ciclo naturale”, un momento di pausa dal raccolto potrebbe favorire il prossimo anno: la raccolta intensiva del tartufo rende più difficile il suo ritrovamento durante l’anno successivo. Quindi un fermo momentaneo gioverebbe sicuramente la caccia della prossima stagione.

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