A far data dal 31 marzo con ogni probabilità decadrà lo stato d’emergenza, ma cosa accadrà al Green Pass? Spunta l’ipotesi del certificato “rimodulato”.
Il 31 marzo dovrebbe decadere lo stato d’emergenza. Il Governo valuterà il quadro epidemiologico prima di assumere una decisione definitiva. Proprio in merito a quest’ultimo non è passato inosservato, infatti, come negli ultimi giorni abbia mostrato, purtroppo, dati in piena risalita. Nonostante ciò le premesse, però, sembrano essere quelle dell’abolizione. Ma a quali condizioni? E soprattutto cosa accadrà al Green Pass l’Esecutivo avrebbe pensato ad una versione “rimodulata” del certificato.
Green Pass rimodulato, di cosa si tratta? Le intenzioni del Governo
La pandemia non è finita e questo è un messaggio che le istituzioni continuano a lanciare anche se adesso la priorità la starebbe ricoprendo il conflitto in Ucraina. Non bisogna abbassare la guardia, ma rimanere vigili e non lasciarsi andare a comportamenti sconsiderati.
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Ciò premesso, però, una data importante si avvicina, il 31 marzo ossia giorno in cui dovrebbe essere abolito lo stato d’emergenza. E proprio in virtù di ciò ci si chiede cosa accadrà alle misure restrittive attualmente in vigore, in particolare per quanto riguarda il Green Pass. Il Ministero della Salute in merito avrebbe pensato di introdurne una versione “rimodulata” non volendo del tutto eliminare il certificato in particolar modo sui luoghi di lavoro. Ed infatti, a breve i lavoratori torneranno in sede e questo potrebbe rappresentare un fattore di rischio. Il ministro Roberto Speranza avrebbe precisato – riporta Money.it– come l’obbligo di Green Pass per i lavoratori dovrebbe perdurare sino al 15 giugno.
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Ma i vari schieramenti politici non sarebbero concordi sul punto. La destra, in particolar modo Fratelli d’Italia, afferma che la curva epidemiologica sia sotto controllo e che quindi non sussisterebbe alcun valido motivo per proseguire con il mantenimento del Green Pass. A ciò si aggiunga che il 31 marzo decadrà lo stato di emergenza e pertanto non si comprende la ragione per cui bisogna dire alla popolazione che non ha diritto al lavoro.
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