Un trend in miglioramento quello riguardante la stipula di contratti di lavoro registratisi nel 2021: dati rincuoranti quelli provenienti dall’ultimo rapporto diramato dall’Inps.
Un anno proficuo il 2021 per quanto riguarda le stipule di contratti di lavoro e conseguenti assunzioni. Stando a quanto rilevato dall’osservatorio dell’Inps, infatti, sarebbero state oltre 7 milioni 167mila rispetto alle 6 milioni 476mila cessazioni. A bilancio, quindi, +692mila.
Contratti di lavoro, anno proficuo il 2021: il rapporto dell’Osservatorio Inps
Chiude in positivo il bilancio assunzioni del 2021, con una differenza di +692mila contratti al netto delle cancellazioni. Questo, riporta la redazione dell’agenzia Ansa, quanto emerso dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps.
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Nello specifico, è stato rilevato che i contratti a tempo indeterminato hanno registrato un +119.148 mentre quelli a scadenza +346.205. Il maggior numero di assunzioni è giunto da imprese strutturate ossia con più di 99 dipendenti le quali hanno portato il dato ad un +32% rispetto alle PMI – da 16 a 99 dipendenti- che si sono attestate ad un +28%. Poche le conversioni dei contratti a tempo determinato che restano stabili ai valori del 2021 mentre, ottimo risultato, quello riguardanti le conferme del rapporto di apprendistato in lavoro dipendente pari a 109 contratti.
Mettendo a confronto il mese di febbraio 2022 con quello 2021, sono state concesse ben 63,996 milioni di ore di cassa integrazione. Dato che porta ad un -63,1% rispetto allo scorso anno. Sono state, invece, 21,7 milioni le ore autorizzate in virtù dell’emergenza sanitaria. Nel periodo che va dal 1 aprile 2020 al 28 febbraio 2022, poi, a causa dell’emergenza derivata dalla pandemia da Covid-19, sono state 6.639 milioni le ore di cassa integrazione erogate.
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Di converso, però, non bisogna sottacere il fatto che nel gennaio all’Istituto Previdenziale sono state recapitate ben 173.792 domande di disoccupazione. Rispetto al 2021, scrive l’Ansa, stesso mese di riferimento, si è registrato un aumento del 20,4%, periodo in cui era vigente il blocco dei licenziamenti disposto per fronteggiare l’emergenza dettata dalla pandemia.
Nonostante, i dati contenuti nel rapporto siano stati rilevati durante il periodo pandemico, quindi, il quadro è più che soddisfacente.
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