Multa in treno, legittimo conoscere il nome del controllore: la sentenza

Una multa in treno è finito davanti al Consiglio di Stato e il protagonista della vicenda è un noto magistrato

Multa in treno
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3 giungo 2021. Un noto magistrato prende un treno al volo, come si dice nel linguaggio parlato. Ha in mano il biglietto ma per la fretta non l’ha obliterato. Se l’avesse fatto probabilmente non sarebbe riuscito a salire in tempo sul vagone.

Passano pochi minuti ed ecco che compare l’addetto al controllo. Inutili le giustificazioni del passeggero: multa di 50 euro. Ma siccome l’uomo che ha in mano il biglietto non obliterato per lavoro ha a che fare con i dettagli, nota che c’è qualcosa che non va.

Sul verbale non c’era il nome del controllore. Quando gli ha fatto presente il fatto, la risposta sarebbe stata che gli apparecchi che usano i capotreni non hanno questa funzione.

Multa in treno, la sentenza dà ragione al passeggero

Il fatto è accanuto in Veneto, in provincia di Venezia, è dal Tar della città lagunare il caso è andato a finire al Consiglio di Stato. Propabilmente il magistrato-passeggero non ha sollevato la questione per soldi, ma per principio. Arrivato a destinazione, in stazione ha presentato prima denuncia alla Polizia Ferroviaria e poi un reclamo a Trenitalia.

Via email l’azienda non ha fornito alcuna spiegazione, dicendo solo che la richiesta di opposizione al verbale veniva respinta. Diniego anche quando il passeggero ha chiesto a Trenitalia tutta una serie di documentazione, inclusi i dati del controllore, per procedere in tribunale.

Delle carte richieste è stata presentata solo una parte, spiegando che per privacy le generalità del controllore è meglio se restino celate anche per ragioni di sicurezza.

Sia il Tribunale amministrativo che il Consiglio di Stato hanno dato ragione al pendolare. Come riporta il Corriere del Veneto, secondo la sentenza le generalità del controllore non sono tra i dati che “l’ordinamento appresta una particolare e rafforzata tutela” e se così fosse ciò non preclude al fatto che il passeggero ha diritto alla propria difesa. Insomma, la seconda, la tutale del pendolare, vale più della prima, la tutale della privacy del controllore.

Trenitalia dovrà fornire tutta la documentazione, pagare le spese e potrebbe rischiare ancora altro. Il quotidiano riporta anche le parole di Orazioantonio Viola, l’avvocato difensore. Il legale ha affermato che ancora nulla della documentazione richiesta è giunta e che quando succederà, si porrà attenzione sulle produre seguito a bordo dei treni, per fare luce se viene tutelato il diritto di difesa del passeggero. E pensare che tutto è nato da una semplice multa.

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