Acqua e birra a rischio scomparsa nei supermercati italiani: ma è vero?

Secondo molte fonti, acqua frizzante e birra a rischio scomparsa nei supermercati italiani: ma è vero e da cosa dipende?

birra e acqua nei supermercati
foto Canva

Il problema è noto e da più parti adesso viene lanciato un allarme che è rilevante: manca CO2 ovvero anidride carbonica per gasare le bevande. Questo comporta sin da ora dei problemi più o meno rilevanti nei supermercati italiani. Stando a un dato fornito da Repubblica, nella GDO mancherebbero a oggi qualcosa come mille miliardi di litri di acqua frizzante. Ma come è possibile che la produzione artificiale dell’anidride carbonica venga a mancare da un momento all’altro? Questa la domanda che bisogna porsi.

Perché birra e acqua frizzante sarebbero a rischio scomparsa nei supermercati?

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La risposta l’ha data qualche produttore di birra, perché la produzione di birra – così come di tutte le bevande gassate e appunto di acqua frizzante – sta avendo un’impennata nei costi non indifferente. “È un miracolo che siamo riusciti a mantenere le scorte sugli scaffali. La gente si lamenta del prezzo della birra: sono fortunati ad averla”, spiega a NewsRoom un produttore molto noto in Nuova Zelanda. In generale, la produzione di birra viene messa a rischio da diversi fattori.

Dalla guerra in Ucraina all’aumento dei costi dell’orzo e dei trasporti, all’aumento dell’inflazione delle accise, alla crisi delle aziende che garantiscono le forniture di CO2 e alla carenza internazionale di luppolo, lattine e persino materiali di imballaggio, tutto concorre in questo momento e in prima istanza a un aumento del prezzo della birra in primis, ma più in generale di tutte quelle bevande che “necessitano” di anidride carbonica. Per fare un esempio nostrano, la Yara International di Ferrara garantisce il fabbisogno interno all’Italia del 30% di anidride carbonica prodotta artificialmente.

Ma appunto deve fare i conti con il costo di carburanti ed elettricità, che è in costante aumento. Le conseguenze per quanto concerne l’acqua frizzante nei supermercati sono già evidenti, ma gli esperti assicurano che presto toccherà alle altre bibite gassate. Il primo e più immediato contraccolpo sarà sui prezzi, ma ad esempio dal Regno Unito arrivano notizie non confortanti e già a Natale scorso la Food & Drink Federation (FDF) denunciava la carenza sia di birra che di alimenti refrigerati, come la carne di allevamento, dagli scaffali.

Il rischio che arriva dalla produzione diorzo

Oltre all’anidride carbonica, per quanto concerne la produzione di birra, vi è un altro elemento sicuramente da non sottovalutare. Parliamo dell’orzo, il cereale utilizzato principalmente per produrre il malto, un ingrediente fondamentale nella birra. La Russia e l’Ucraina sono due dei maggiori paesi produttori di orzo, insieme responsabili di circa il 18% della produzione mondiale di orzo e del 30% delle esportazioni globali di orzo. Sappiamo benissimo quale sia la situazione di crisi e guerra tra questi due Paesi.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti dal punto di vista di produzione e consumi. I prezzi internazionali dell’orzo per giugno 2022 sono superiori di oltre il 50% rispetto a giugno 2021. Nessuno Stato si può dire esente: per chiarirci, l’orzo è una materia prima e come tale ha un prezzo stabilito in tutto il mondo. Se aumenta a causa della guerra in Ucraina, la situazione colpisce in maniera globale. Qualcuno ancora resiste: alcuni produttori garantiscono che i loro clienti che fanno la birra non sono stati ancora colpiti da aumenti dei prezzi dell’orzo perché acquistano con contratti negoziati a prezzi prebellici. Ma anche in questo caso, fino a quando?

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