Controlli della Partite Iva, perché succede: problemi e procedure

Controlli della Partite Iva, in alcuni casi è meglio verificare per essere sicuri: quando farlo e qual è la procedura

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Adobe – Bonificobancario.it

Molte aziende ormai non assumono più. Questo è uno dei problemi del mondo del lavoro in Italia. Si affidano a tanti collaboratori esterni con Partita Iva, proponendo prestazioni da fame. Per ogni azienda però è importante verificare la Partita Iva del collaboratore per evitare di cadere in truffe.

Il controllo avviene direttamente attraverso un tool dell’Agenzia delle Entrate, presente sul sito dell’ente. Per poter procedere con la verifica è indispensabile avere il codice della partita Iva in questione.

Controlli Partite Iva: come fare le verifiche

Il servizio è gratuito e disponibile per le Partite Iva italiane. Innanzitutto però chiariamo cos’è la partita Iva. Si tratta di un codice alfanumerico composto da due lettere e undici numeri rilasciato dall’Agenzia delle Entrate. Le Partite straniere hanno altre regole.

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Le italiane sono identificate con IT, (Italia), ci sono poi 7 cifre che indicano il codice contribuente mentre i successivi 3 numeri sono il codice dell’ufficio provinciale dell’Agenzia delle Entrate che ha rilasciato la Partita.

L’ultima cifra è assegnata in modo casuale con un algoritmo.
Per verificare una partita Iva è fondamentale essere in possesso del codice. Altri dati, come il nome dell’azienda, non sono sufficienti per il controllo.

Il procedimento è per controllare è entrare nel tool dell’Agenzia delle Entrate e inserire il codice corretto. Secondo passaggio, copiare il codice di sicurezza del portale e inviare. In questo modo si può conoscere lo stato della Partita Iva, se è attiva, sospesa o cessata. Ovviamente il cognome o la denominazione del titolare e la data di inizio attività. Ottenuti questi dati si può verificare gli elenchi delle Partite Iva italiane, disponibili a tutti.

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Chi ha l’obbligo di aprire una Partita Iva? Tutti i lavoratori autonomi e gli imprenditori. Insomma le persone che vendono beni o servizi ma in maniera continuativa e non occasionale (in quest’ultimo caso andrebbe bene la ritenuta d’acconto) e che non hanno un contratto di lavoro subordinato.

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