Pensioni, aumenti non per tutti: per qualcuno brutte notizie

Pensioni, alcuni aumenti sono stati già erogati ma per altri bisognerà ancora attendere un po’ di tempo: le cifre

Pensioni aumenti
Pixabay – Bonificobancario.it

Sono attesi gli aumenti delle indennità pensionistiche. Mesi di dura inflazione che stanno riducendo all’osso il potere d’acquisto degli italiani. La rivalutazione delle pensioni in base all’aumento del costo della vita può dare ossigeno a molti, anche se le maggiorazioni non sono tanto alte.

Gli aumenti non riguardano tutti i pensionati e variano per essi in base a quanto percepiscono. Ad esempio, l’aumento del 100% è previsto per le pensioni non superiori a quattro volte il trattamento minimo, cioè quelli fino a 2.101,52 euro. Ciò avverrà a febbraio mentre a marzo toccherà chi ha una pensione di oltre 2.101,52 euro.

Pensioni, scatta la rivalutazione ma ci sono dei ritardi

L’Inps ha spiegato che “saranno inoltre posti in pagamento anche gli arretrati riferiti ai mesi di gennaio e febbraio 2023”. Perché questo ritardo? Innanzitutto ricordiamo che la rivalutazione delle pensioni scatta di norma per tutti gli assegni a gennaio dopo l’aggiornamento dell’inflazione dell’anno precedente.

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Infatti il 100% della rivalutazione è stata pagata il primo mese dell’anno. Ricordiamo inoltre che la rivalutazione al 100% non significa ricevere il doppio della propria indennità. L’aumento è stato calcolato al 7,3%. Dunque il 100% significa ricevere l’intero 7,3%.

Per i restanti pensionati c’è un ritardo causato dal fatto che con l’ultima legge di bilancio, approvata alla fine di dicembre, sono cambiate le regole di rivalutazione. Siccome il Parlamento ha dato il via libera negli ultimi giorni disponibili, l’Inps non ha avuto modo di calcolare in tempi i dati necessari.

Al netto dei ritardi, vediamo quali sono le sei fasce di rivalutazioni e gli aumenti. Abbiamo già detto degli aumenti al 100% per chi ha assegni di massimo 2.101,52 euro. Per chi mensilmente riceve cifre più elevate è invece previsto un aumento decrescente.

Le cifre

Infatti se la pensione arriva a una cifra lorda pari a 2.626 euro, l’aumento sarà di 160 euro. Tra i 2.626 euro e 3.150 avrà una rivalutazione del 53%, quindi 120 euro. Per gli assegni superiori a sei volte l’importo minimo e che sono pari o inferiori a otto volte lo stesso trattamento minimo, la rivalutazione è al 47%.

È pari al 37% per i trattamenti pensionistici compresi tra otto e dieci volte il minimo. Infine, l’ultimo scaglione, segnato al 32%, è per chi ha pensioni oltre dieci volte il minimo. Per dare un’idea più schematica e dunque più chiara, ecco di seguito le ripartizioni:

assegni fino a 2.102,52 euro lordi, rivalutazione del 100% (aumento 7,3%);
assegni fino a 2.696,90 euro lordi, rivalutazione dell’85% (aumento 6,2%);
assegni fino a 3.152 euro lordi, rivalutazione del 53% (aumento 3,8%);
assegni fino a 4.200 euro lordi, rivalutazione del 47% (aumento 3,4%);
assegni fino a 5.250 euro lordi, rivalutazione del 37% (aumento 2,7%);
assegni oltre i 5.250 euro lordi, rivalutazione del 32% (aumento 2,3%).

Aumenti fino a quasi 140 euro

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In termini strettamente economici, questi saranno gli aumenti:

pensioni fra 1.000 euro lordi e 1.500 euro lordi, più 73 euro lordi;
pensioni fra i 1.500 euro lordi e i 2.000 euro lordi, più 109,5 euro;
pensioni da 2.000 euro lordi a 2.500 euro lordi, più 146 euro;
pensioni da 2.500 euro lordi a 3.000 euro lordi, più 155 euro;
pensioni da 3.000 euro lordi a 4.000 euro lordi, più 117 euro;
pensioni da 4.000 euro lordi a 5.000 euro lordi, più 136 euro;
pensioni da 5.000 euro lordi a 6.000 euro lordi, più 135 euro;
pensioni superiori a 6.000 euro lordi, più 138 euro.

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