Il Reddito di Cittadinanza cambia: rischiano di perderlo quasi tutti

Il Reddito di Cittadinanza al centro dell’agenda politica del governo che verrà: quali saranno le eventuali modifiche

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foto dal web

Del Reddito di Cittadinanza si parla da quanto è entrato in vigore nel 2019. Il provvedimento è sempre stato al centro dell’attenzione tra chi lo sostiene e lo osteggia. L’argomento è diventato caldo dopo le elezioni che hanno visto la vittoria del centrodestra, da sempre contrario alla legge (meno la Lega che, ricordiamolo, votò la legge quando era al governo con il Movimento 5 Stelle).

Ma a guidare il governo sarà Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, negli ultimi anni all’opposizione e contraria in ogni modo al RdC. Cosa succederà adesso? L’esecutivo che sta per nascere potrebbe cambiare le modalità di accesso, risparmiando soldi che andranno usati per incentivare le aziende ad assumere.

Per ottenere il Reddito di Cittadinanza bisogna soddisfare alcuni parametri, come la cittadinanza italiana o europea, il permesso di soggiorno in corso di validità e un ISEE inferiore a 9.360 euro. Ricordiamo che quest’ultimo è differente dal reddito che non deve essere superiore ai 6mila euro all’anno.

Sono proprio questi criteri che potrebbero subire grandi variazioni. Non è detto che ci sia la totale abolizione della misura. Considerando la povertà diffusa, anche anche improbabile, ma un grande cambiamento sì, come ad esempio destinare il Reddito solo alle categorie più fragili di chi lo percepisce ora, come chi non può lavorare.

È innegabile che il sostegno ha salvato milioni di italiani dalla povertà ma anche che, purtroppo, molti ne hanno approfittato. Spesso abbiamo avuto notizie di percettori senza alcun diritto, addirittura persone legati a mafia e camorra. E pochi sono stati i cittadini che grazie a questa misura sono riusciti a trovare un lavoro.

Reddito di Cittadinanza: come cambierà

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Quindi la prospettiva è che sarà elargito solo per i cittadini inabili al lavoro? Al momento è tutto in alto mare. Del resto, se non si formerà il governo e il nuovo parlamento comincerà a svolgere le proprie funzioni, non si avranno proposte ufficiali.

Inoltre bisognerà anche considerare chi rientra nella categoria di inabile al lavoro, oltre ai cittadini che conosciamo ora. Ad esempio, si potrebbero considerare tutte quelle persone che sono esonerate dal rispetto agli obblighi previsti dal Reddito di Cittadinanza.

Dunque chi ha compiuto 65 anni di età o chi ha un’invalidità superiore al 45%, chi assiste una persona con grave disabilità nel nucleo familiare ma anche chi si prende cura di un minore di 3 anni nello stesso nucleo familiare. E ancora, donne in gravidanza con problemi di salute che impediscono lo svolgimento di un lavoro. Insomma, è facile ipotizzare un grande cambiamento, meno una totale abolizione.

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