Stop al Pos per i micropagamenti: cosa sta accadendo

Questa categoria chiede al nuovo governo di mettere un freno al POS con un appello per difendere le piccole spese. Quale la richiesta

Stop al Pos per i micropagamenti
Micropagamenti (Foto Adobe)

L’avvicendamento con la nuova legislatura sta portando diverse voci della collettività ad interpellare il nuovo governo proprio sui temi su cui si è espressa maggiore discontinuità sin dalla campagna elettorale. D’altronde, nonostante l’ascesa dei pagamenti elettronici siano pressoché inarrestabile, non mancano interi settori della produzione che non abbiano quantomeno espresso delle riserve.

Consolidatisi sotto il lockdown sanitario, dal momento che la maggior parte dei negozi si è trovata con le saracinesche abbassate e le carte magnetiche e il contactless – in particolare – hanno ridotto il contatto tattile col denaro, i pagamenti elettronici rappresentano una realtà foraggiata altresì dalla normativa, che in nome della tracciabilità del denaro, dell’antiriciclaggio e della lotta all’evasione fiscale, ha imposto l’obbligo del dispositivo POS ad esercenti ed uffici.

Stop al Pos per i micropagamenti: l’appello dei ristoratori

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Riducendo il focus, non mancano le realtà economiche scontente da questa tendenza che senza dubbio favorisce un’esorbitante incasso delle commissioni ai grandi gruppi bancari (senza contare, in termini di privacy, la deroga di monitorare gli acquisti dei correntisti tramite le carte bancomat). A lanciare l’appello per allentare la morsa dell’obbligo, in sostanza, totale alla tracciabilità ci hanno pensato FIPE, Federazione italiana pubblici esercizi, e Confcommercio.

Si tratta di una richiesta, una soltanto ma precisa: niente obbligo POS verso i micropagamenti e commissioni “zero” sui pagamenti inferiori a 25 euro. Circa l’obbligo POS, occorre chiarire che si tratta della scelta del commerciante di opporsi alla richiesta dell’opzione “elettronica” del cliente. Ad oggi, dallo scorso 1° luglio, gli esercenti debbono accettare ogni somma tramite pagamento elettronico, a meno che non si voglia pagare una contravvenzione pecuniaria pari a 30 euro più il 4 per cento del valore della transazione a cui si è detto di no.

Nei pagamenti minimi, la moneta elettronica erode il guadagno attraverso il suo stesso costo della transazione. Si pensi ad esempio agli importi che circolano al bar: gli esercenti sono costretti a lavorare in perdita. L’allarme della categoria segue a stretto giro l’esonero dei tabaccai – deciso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – dall’obbligo di accettare pagamenti elettronici per sigarette e valori bollati. Sperando di ottenere presto gli stessi esiti.

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